Si è fatto un gran parlare – principalmente su Twitter intorno al profilo dell’autore stesso – nell’ultimo anno e mezzo riguardo a una breve storia di Batman dalle premesse peculiari, scritta e illustrata da un disegnatore (il che generalmente non porta bene) dallo stile veramente egregio: ‘Batman: White Knight’ di Sean Gordon Murphy, dove il White Knight del titolo non è di certo Batman, ma un inedito Joker.

Il chiacchiericcio non si è ancora spento, ma è rimasto confinato su Twitter, dove si è parlato per lo più delle tavole di questo libello (ancora per poco inedito in Italia, forse sarà già uscito quando leggerete la presente), che in effetti sono molto piacevoli. Vogliamo parlare delle architetture? Di quanto sia bello il più insulso dei ponti, i tetti, i palazzi sugli sfondi, la Batcaverna. O della caratterizzazione di praticamente tutti i personaggi? Sono stati reinventati ma senza inventare nulla; ognuno è irrimediabilmente quello di Murphy ma se dovessi dire cosa hanno di sbagliato o diverso dal solito non ti viene in mente niente, o soltanto dettagli apparentemente irrilevanti. O vogliamo parlare dei mezzi di trasporto? Murphy, da grande appassionato di motori quale è, ci regala alcune tra le più belle sequenze di inseguimento e inquadrature in movimento su moto e auto. E tutta ‘sta roba, inchiostrata da lui, senza inutili colori che a mio parere confondono e basta, è ancora più spettacolare (la miniserie è stata pubblicata a colori, ma se la Lion dovesse farne una versione in bianco e nero buttatevici sopra e tenetela forte).
E insomma S. G. Murphy sta già lavorando al seguito, sembra ancora più bello del precedente, e tutti contenti.

Ma perché fuori da Twitter non se ne sente parlare?

Intanto, il marketing: White Knight è stato venduto pressappoco così: Batman ha finalmente trovato il modo di guarire il Joker, che ora vuole salvare Gotham, ma questo non piace al Cavaliere Oscuro e quindi sta impazzendo. Siamo tutti d’accordo che non è proprio la migliore delle premesse per una storia di Batman, vero? Infatti non è questa la storia, e ce ne accorgeremmo praticamente subito se non fosse che è questa la storia che ci aspettiamo.
In secondo luogo, Tom King. Lo scrittore di comics del momento sta scrivendo una gran bella run di Batman sulla sua serie regolare. Mentre Murphy scrive per Black Label. Cos’è? Bo’, la DC non è che abbia proprio le idee chiare, a partire dal target più adulto che ha portato alla censura (del tutto irrilevante ci tengo a precisare) dell’unica scena di nudo di White Knight, coprendola con dei balloon. Tutto chiaro fin’ora?

Quindi storia atipica, non è il Batman della continuity principale, brutta campagna di marketing e brutto momento storico per una miniserie su Batman (oltre alla questione Tom King ne stanno uscendo veramente troppe, non gli si sta dietro).

Insomma non sta avendo molto successo, ma almeno è una bella storia di Batman?

Prima di dare una vera risposta, la mia opinione in breve per calmare le acque: è una gran bella storia.

Possiamo proseguire.

La prima impressione che ho avuto era che non fosse una storia di Batman.
Murphy fa questa cosa di buttare via le didascalie, e non farci leggere mai direttamente i pensieri dei personaggi. È stato molto chiaro su questo punto: il suo Batman si fa senza didascalie. Per un purista forse è una bestemmia, non so, per me era una cosa figa da fare. Un ritmo più naturale, meno parole in generale (in realtà no) e più spazio per i disegni, eccetera eccetera.
Il risultato è che per oltre metà del racconto il lettore non avrà idea di cosa passa per la testa di Bruce, di cosa stia succedendo davvero e sia Bruce che Batman li vedrà per talmente poco, e sempre dalla distanza, da farci entrare nell’ottica di star leggendo una storia di Joker, o per meglio dire di Jack Napier, e del GCPD. Da qui il modo in cui è stata pubblicizzata la storia, in pratica.
Solo che alla fine del fumetto ero sicurissimo che fosse proprio una storia di Batman.

Questo ci porta a un altro aspetto fondamentale della miniserie.
Batman: White Knight è stato evidentemente concepito da un fan del personaggio, ed è stato scritto per i fan del personaggio. Ci sono tantissimi comprimari e comparse, citazioni ad albi, lungometraggi, novel, episodi della serie animata; anche i dettagli dei costumi sono tutti rimandi a questo o a quell’autore venuto prima. Compaiono tutte le Batmobili dei film e tante di quelle dei fumetti, la stessa città di Gotham è un collage senza tempo di tutte le Gotham che sono e sono state. E la psiche di Batman? Questa storia che il Joker è stato curato? E il rapporto tra i due?

Tutto è orchestrato come una sintesi.
Murphy non ha mai voluto ribaltare la storia (a la Nemesis, per intendersi) o riscrivere né Batman né Joker. Anche questa faccenda di Jack Napier, messa in prospettiva, risulterà del tutto naturale e al suo posto nella mitologia del Crociato Incappucciato. La volontà di salvare Gotham e la campagna mediatica contro Batman, i sotterfugi legali e politici, si immettono in quella stessa strada sul rapporto tra i due percorsa in opere come il Joker di Azzarello, Il Cavaliere Oscuro di Nolan o Il Lungo Halloween di Loeb (con un tocco di Due Facce, su cui secondo me gioca la storia del Cavaliere Bianco di Gotham che salva la città legalmente e alla luce del sole), o ancora The Killing Joke, il cui Joker è (circa) un uomo di carne, non solo una maschera.
Ma allora non c’è niente di nuovo? Oh, no, c’è tanto di nuovo, a partire dalle modalità della narrazione! E poi la densità dei contenuti e dei riferimenti che una mitologia così ricca permette, la chiarezza con cui certe dinamiche sono esposte nonostante tutto sia costretto a passare per i dialoghi tra i personaggi (senza spiegoni), le storie di altri comprimari, come Mr Freeze o Harley Quinn. Persino Alfred è un Alfred decisamente diverso dal solito.

Spero abbiate notato finora due cose nel mio testo.
La prima: non ho veramente fatto una distinzione tra Joker e Jack Napier – il che è voluto, perché ritengo che Jack non sia un personaggio a sé, ma una personificazione del Joker pensato invece come idea, meta-narrativamente una sua particolare iterazione, anche se nella storia è l’unico Joker che esista (più o meno).
La seconda: ho continuato a usare mezzi concetti, ad affermare le cose per poi negarle, a parlare del racconto, a partire dai suoi personaggi, come di una contraddizione in termini.

Batman: White Knight è un ossimoro a partire dal titolo. Vuol dire questo, non un’inversione dei ruoli.
Joker è duplice, Harley Quinn è duplice, Batman è duplice; a volte letteralmente, a volte è quel che ci sembra per via della nostra prospettiva parziale (grazie, Murphy, di averci tolto le didascalie).
E non solo, certi personaggi si contraddicono anche nei dettagli concreti. Vi faccio qualche esempio.

S.G.Murphy ha dichiarato di aver concepito il suo Bruce Wayne come un uomo maturo, sulla cinquantina, e la mole di esperienze vissute, la bat-famiglia a carico e altri dettagli suggeriscono che sia davvero così. Ma sulle pagine ci appare aitante, senza rughe o capelli grigi, immenso e fisico come le sue interpretazioni più giovanili e avventate.

Jim Gordon. Il suo rapporto con Batman, il modo in cui si rapporta alla corruzione e ai colleghi, l’energia con cui affronta il suo lavoro e la precarietà della sua posizione. È appena tornato in città, senza anni di Batman e brutte storie alle spalle? Sbagliato: è lì da un pezzo anche lui, con tutto quello che comporta.

E, di nuovo, l’eco travolge anche tutto il resto di Gotham, che ne risulta assolutamente realistica in certi aspetti – i riflettori puntati sull’attualità, meccanismi politici, economici e di propaganda assolutamente terrestri – mentre tutt’intorno accadono cose che non potrebbero accadere che nei fumetti, per giunta di quelli più squisitamente ingenui e assurdi.

Un ossimoro, dunque.
Tesi e antitesi, come era necessario per poter includere tutto.

Promosso.


MrPrep

Aspirante studente e pigro dalla nascita, appassionato di storie in ogni forma e di sentenze sensazionalistiche poco argomentate. Per altri dettagli vi rimando all'autobiografia che non scriverò mai dal titolo provvisorio di 'Indecisi' - 'Mainstream' era già preso.