Tutto inizia e finisce con un colpo di pistola. Per i più non sarà certo una novità dire che Batman sia nato con un colpo di pistola, ma per quanto attiene alla sua fine? Ci eravamo lasciati con un Batman distrutto ma pur sempre vivo. Anzi, la vera forza di Batman Rip è nella coerenza con cui Bruce Wayne riesce anche questa volta ad uscirne. Ebbene le cose vanno diversamente – senza contraddirsi – in Crisi finale, maxi evento scritto dallo stesso Grant Morrison. Non è possibile continuare il nostro excursus su Batman senza mettere in mezzo una delle ultime crisi, che tuttavia qui tratteremo solo tangenzialmente per i nostri fini, rimandando un’analisi più seria quando parleremo delle varie crisi.

Crisi in Pillole

Questa non è una storia di Batman e né questi ha un ruolo da protagonista per la maggior parte dell’opera, tuttavia ne è parte integrante. Crisi finale si apre con un giallo, la morte di un Dio, il figlio naturale di Darkseid: Orion. Batman è ovviamente coinvolto in qualità di investigatore, ma ben presto finisce nelle oscure reti di Apokolips, bloccato in un ciclo di ricordi e immagini mentali (ci riferiamo ai due numeri speciali trattati nello scorso articolo). Lo scopo è plasmare e clonare Batman per creare un esercito di super soldati. Batman è infatti un modello ideale per Darkseid: è frutto del dolore, della disperazione, dei traumi, del vuoto. Così vicino all’anti-vita da far paura, pur preservando poi tenacia, volontà, arguzia, forza e prestanza. Tutto ciò che serve ad un soldato. Batman resta, per quasi tutta la durata dell’evento, un contenitore di negatività alla mercé di Apokolips. Vero protagonista nelle parti centrale di Crisi finale è Superman, e non ci sorprenderà. Lo stesso Batman dirà – nel numero perduto di Rip come vedremo fra poco – che il mondo di Superman è sempre mitologico. E dunque non desta sgomento il suo coinvolgimento primario in materia di divinità, entità concettuali e mondi platonici. Superman, insieme alla sua controparte di antimateria Ultraman (e alte versioni multiversali) giungono nel limbo. E qui non possiamo dimenticare come Morrison sia stato anche l’autore di Animal man e di come la sua scimmia sia l’essere che, difatti, ha creato il libro infinito che troviamo nel limbo (Animal man 25, 1990).

Morrison fa proprio un esperimento mentale conosciutissimo: una scimmia, in un tempo infinito, davanti a una macchina da scrivere, può scrivere qualsiasi cosa sia stata mai scritta. Digitare lettere a caso, in una concatenazione infinita di parole e sequenze, permette realmente di aver davanti a sé ogni cosa sia stata mai scritta (in mezzo a un mucchio infinito di schifezze). Quel che occorre è solo tempo e questo non manca nel limbo, fuori dal tempo, slegato da ogni qui e ora. Nessuna gesta, nessuna storia accade nel limbo e ci sta solo un libro (proprio perché non accade mai nulla) ma questo libro contiene tutto. Al suo interno vi è narrato il momento della creazione stessa dell’esistenza, il momento che Krona, in Crisi sulle terre infinite, aveva tanto agognato. Si scopre che il multiverso non è altro che un’infezione batterica contenuta in una enorme mente concettuale, Dio. Il monitor originale (vecchia presenza delle crisi) era solo una sonda inviata per conoscere questa infezione e, a seguito, corrotta dalla stessa. In seguito alla corruzione nacque il famoso anti-monitor. Superman, insieme a Ultraman, unità di materia e antimateria, sono un’esplosione energica e concettuale del concetto stesso di super eroe, un’unità essenziale per comprendere e risolvere l’imminente crisi, la quale coinvolge tanto l’anti-monitor quanto Darkseid.

Bat-Anti-Vita

Per il momento non mi addentrerò ulteriormente nella storia di crisi finale, quel che è importante ora per noi è comprendere il coinvolgimento di Batman. La sua tenacia è proprio ciò che permetterà a Batman di scappare da una seconda trappola mentale. Destabilizzato, traumatizzato da antichi traumi riemersi, è proprio il pipistrello a ferire mortalmente Darkseid, e lo fa con una pistola e un proiettile, lo stesso che ha ucciso Orion, capace di avvelenare gli Dei. Proprio lui, colui che si era ripromesso di non usare mai una pistola (a parte la sua controparte parallela della golden age), chiude il cerchio della sua vita e questo cerchio si chiude con la sua morte (maybe). I raggi omega non perdonano. Un Batman già sconfitto e consapevole della fine (vedremo fra poco) va incontro alla sua morte in un doppio suicidio. Come Batman dirà a Darkseid, la morte di Orion tramite quel proiettile aveva già decretato anche la fine di Darkseid stesso (interessante convergenza con quanto accade a Mister miracle di King) e così quel momento è anche una fine – evidentissima dall’inizio – di Batman.

Tutto finisce con Superman che imbraccia il cadavere di Batman, bellissima citazione di crisi sulle terre infinite? Non completamente. I misteriosi simboli “antichi” ritraenti il segnale di Batman, e la presenza inspiegabile di un Batman primordiale, sono parte integrante del viaggio temporale di Bruce Wayne, che vedremo prossimamente con il Ritorno di Bruce Wayne. 

Dopo gli eventi

Ritornando ora alla penna di Morrison sulla testata ammiraglia di Batman, proviamo come sempre a contestualizzare. Final crisis finisce nel gennaio del 2009 e Grant ritorna a scrivere su Batman solo nel giugno del 2010 con il fondamentale numero 700 e con la copertina – stellare – di David Finch.

Fra i numeri 683 (dove ci eravamo lasciati)  e il 700, abbiamo numerosi sceneggiatori. Neil Gaiman e il suo famoso Cos’è successo al cavaliere oscuro?, il ritorno di Judd Winick e Tony Daniel. Di rilievo il crossover Battle for Crusaders, di ovvia natura data la dipartita di Bruce Wayne. Con il numero 700 ritroviamo sì il Batman di Morrison, ma come possiamo immaginare, non tanto Bruce quanto Dick Grayson. il numero 700 è un numero che ci ricorda come anche Batman, oltre agli Dei di nuova genesi, sia un concetto che travalica il tempo. Che sia passato, presente o futuro vi è sempre un Batman. Laddove dal dolore si ricava qualcosa di buono, e si hanno la giusta fermezza, volontà e mezzi, ecco Batman. Anche qui, come ormai ci ha abituati, Morrison inserisce molti riferimenti al passato editoriale del crociato oscuro. Nel futuro, oltre al proprio riferimento al numero 666 con Damian nei panni di Batman, abbiamo ovviamente Terry di Batman Beyond, ma ancora più avanti nel tempo, orientativamente nel 3000 dopo Cristo, abbiamo Brane Taylor nei panni di Batman (lo stesso che ispirerà il costume apocalittico di Ben Affleck). Un Brane Taylor nei panni di Batman lo si era visto in un lontanissimo Batman 26 (1944), nei dolci tempi di Terra 2, presentandosi come il Batman del futuro (31 secolo), e si pensava cancellato in seguito a Crisi sulle Terre infinite. Tuttavia, anche in New Earth, fa la sua comparsa non solo qui ma anche in Batman/Superman 80 (2011). Sempre nel numero 700 abbiamo poi il futuro di Nugothotropolis megurb (città fusione di Metropolis e Gotham), realtà ripresa dallo scozzese nel suo futuro Action comics dei new 52.

I capitoli perduti

Prima di passare alla testata di Batman e Robin, Morrison ha scritto altri due numeri sulla testata di Batman: 701 e 702. Soli altri 9 numeri prima del restart dei new 52, in seguito agli eventi di Flashpoint. In questi due numeri abbiamo dei capitoli mai narrati di Batman Rip, che collegano questi a Crisi finale. Di fondamentale importanza è la comparsa qui del nome di Barbatos, per la prima volta comparso in Batman 452 (1990), che nella visione di Morrison rappresenta una macchia oscura nella genealogia dei Wayne. Un nome che, come vedremo con Morrison prima e Snyder poi, è legato indissolubilmente a quello di Batman. In questi due numeri, il cavaliere oscuro viene coinvolto, tramite la Justice League, in un qualcosa a cui non è abituato. Su sua ammissione, è difficile prepararsi ad alieni, realtà parallele e Dei concettuali. Non è un mondo che gli appartiene, lui non è Superman. Mancanza di preparazione, unita alle parole del dottor Hurt che risuonano nella sua mente come un requiem di morte “sarà l’ultima volta che indosserai la maschera”, spiegano il tragico epilogo di Crisi finale. È d’uopo però chiarire come il duello da cowboy fra Batman e Darkseid non sia finito in una doppia morte, quantomeno non nella sua natura più tradizionale. Batman resta vittima di una trappola-omega, disperso nel tempo. Questo è il motivo che spinge Bruce a lasciare dei segnali temporali, come Teseo nel labirinto. Ed ecco spiegato il perché il simbolo del pipistrello sia considerato, all’interno di Crisi finale, un segno antico. Questi ultimi due numeri di Morrison sulla testata di Batman sono un anticipo prezioso di ciò che accadrà con la mini serie del ritorno di Batman. Fino ad allora, però, diamo il benvenuto a una nuova declinazione del dinamico duo più famoso di sempre e non dimentichiamoci, in questa fase delicatissima, quanto Morrison ci tenga al concetto di circolarità; ricordando qui solamente il colpo di pistola (alfa e omega) che accomuna Batman e il suo Joker, inizio e fine di una sola diade.


Zeno

Laureato in filosofia, maestro d'ascia e immenso mentitore. Passa le sue giornate ad acquistare fumetti che forse un giorno leggerà e mai recensirà. Fra le altre cose è degno di sollevare mjolnir, ha un anello delle lanterne verdi nel cassetto ed è il cugino di Hegel.