A seguito di Batman & Robin e della miniserie sul ritorno di Bruce Wayne, abbiamo conosciuto un ennesimo cambiamento di status. Il Batman originale è ritornato – ora fresco di un nuovo costume iper realistico sapientemente ideato da David Finch – ed ha grandi progetti. Il suo viaggio temporale si è dimostrato anche spirituale, portandolo a comprendere la sua natura intimamente legata all’alterità, agli altri. Questa dimensione si traduce nella volontà di rendere “Batman” un’organizzazione, ricolma di Batmen su tutto il territorio mondiale. Contestualizzando un attimo sul piano editoriale, con la prima serie di Batman Incorporated intendiamo 9 numeri della serie, tutti sviluppati precedentemente a Flashpoint e, dunque, al rilancio dei new 52. Il tutto si sviluppa nell’ultimo anno pre-rilancio (2010-2011). Con i New 52, poi, abbiamo a che fare con 15 numeri totali di Batman Inc (2012-2013). Gli eventi che seguono a Batman inc, compreso il periodo iniziale del rilancio, vanno a compenetrarsi con la gestione di Snyder sulla testata ammiraglia ma anche su Batman and Robin (2011-2015). Mi riferisco, per il momento senza fare spoiler, soprattutto a ciò che capita a Damian Wayne. Per ora, però, è importante solo ricordare che i 24 numeri complessivi fungono da ponte fra i due momenti storici di Dc.

Inc, Incorporated, insomma tutti insieme appassionatamente

Come si diceva, Bruce è tornato nel suo tempo con le idee molto chiare. Bisogna reclutare il più possibile. Pertanto Batman inc 1 si apre con un viaggio in Giappone, per reclutare Mr. Unknow; in poche parole il Batman del Giappone. Molte scelte estetiche strizzano l’occhio al passato. Cominciando dal nemico di Mr. Unknow, che come è già capitato, è un ripescone dal passato: Lord deathman, comparso per la prima volta in Detective comics 180 (1966). Il modo in cui Grant lo reinventa, però, si avvicina – come dichiarerà più avanti – ai fumetti neri italiani degli anni 60. L’andamento di questa prima storia, invece, a tratti ricorda alcuni momenti di 007, i ruggenti anni 60 (da cui il personaggio fuoriesce) e i comics del tempo, compresi le catchphrase, i giochi di parole per il lettore, i cliff hanger ignoranti.

Abbiamo del tamarro, del carnevalesco, partendo – e senza fermarsi – da Tokyo, con costumi e atteggiamenti del passato – in contrasto col costume iper moderno di Batman – ricreati, per l’occasione, dal duo artistico Chris Burnham/Yanick Paquette. Questo viaggio Bruce non lo affronterà in solitaria, ma sarà seguito da Catwoman; ponendo una tappa fondamentale per il rapporto di amore-odio di queste due personalità. Il progetto di Bruce prevede l’estensione di un’ombra su tutto il mondo, come un pipistrello gigante. Come Barbatos. A suggello del patto che lega ogni Batman internazionale a Batman inc vi è il famoso giuramento che il primo Robin fece con Batman, in Detective comics 38 (1940).

Mr. Unknow è solo il primo di una lunga serie di nuove aggiunte e di viaggi internazionali. Rivedremo – dal Guanto nero – El Gaucho (Detective comics 215, 1955), alias Santiago Vargas, a tutti gli effetti un Bruce Wayne – con vizi e virtù – argentino. Il misterioso Cappuccio, George Cross, è il Batman inglese (Shadow of Bat 21, 1993). Dalla Francia arriva Nightrunner (Detective comics annual 12, 2010), il quale prende il posto di uno stanco Moschettiere (sempre Guanto nero); un nuovo Dark ranger per l’Australia (in seguito al decesso del predecessore nel Guanto nero), Batwing in Africa, David Zawimbe (esteticamente Morrison si ispira a Batman 250, 1977. Dove un bambino, immaginando il proprio Batman, ne immagina uno iper futuristico proprio in stile Batwing), ritorna anche Wingman per la Svezia ma in un modo, come si vedrà, non convenzionale. Ho lasciato per ultimo il mio duo preferito di queste storie: il Capo indiano, Uomo dei pipistrelli e Corvo, già comparsi nel Guanto nero e che, come si ricordava già a suo tempo traggono origine in Batman Capo indiano (1955). Su questi ultimi ci torneremo, ma prima di farlo è bene ricordare come, fra i mille viaggi di Batman, si insinua una presenza dal passato che – in seguito a Crisi sulle terre infinite – proprio non dovrebbe starci: l’originale Kathy Kane. La prima Batwoman, comparsa per la prima volta in Detective Comics 233 (1956). Quella forse più nota ai giovani lettori, protagonista della serie tv e per molto tempo della testata di Detective comics nelle sue vesti più recenti, è l’omonima Kate, cugina di Bruce. Comparsa per la prima volta nel 2006 nella serie, in cui è sempre coinvolto Morrison, 52. Kane, come sappiamo è il cognome di Martha e dunque la parentela salta subito all’occhio. Tuttavia, ci spiega Morrison, Kathy da nubile era Webb, e in questo modo può preservare il passato amoroso con Bruce senza trasferirci tutti in Alabama. La relazione fra i due viene narrata nuovamente, tramite i soliti (sempre da Guanto nero ) flashback ingialliti e arcaicamente inchiostrati, pensati da Morrison.

Grant sceglie di mostrarci dei momenti davvero toccanti, e spesso altrettanto bizzarri, di una storia d’amore anti convenzionale: dato che Kathy era decisamente più grande di Bruce, e spesso operava più come una madre che una fidanzata. Il cambio generazionale, pesante soprattutto nei confronti di Robin, spinse Kathy ad allontanarsi sempre di più, strutturandosi come la prima donna ad aver spezzato il cuore di Batman. Kathy ritornerà all’interno nella storia, e avrà un ruolo decisivo – come vedremo più tardi con uno spoiler pesantuccio – al termine di tutto il progetto di Batman inc, mostrando come la circolarità degli eventi sia il cuore dell’intero lavoro morrisoniano e massimamente esaltato qui in Batman inc. Andando però con ordine, bisogna ammettere come questi primissimi momenti di Inc siano, parimenti all’inizio della gestione, nebulosi e kitsch, carnevaleschi e surreali. Dr. Dedalus ne è un esempio. Una nemesi sui generis, a tratti un cattivone anni 60 volutamente alla James Bond, ma in generale un assurdo vivente (quasi come il dottor Male). Un genio malvagio ma con l’Alzheimer, incapace dunque di ricordare i propri complessi piani, avendo fra le mani solo tracce sparse. I suoi piani diventano sconnessi e ripetitivi ed è lui il primo prigioniero del labirinto a cui il suo pseudonimo si associa. Con Otto Netz (il suo vero nome) avremo a che fare con quartieri generali psichedelici e un personale senso di disappunto dinnanzi a ciò e al suo labirinto della morte. L’operazione di Incorporated, in queste prime fasi, si pone come una reiterazione del Guanto nero. Stilemi del passato, comprimari ripescati, il tutto innestato bizzarramente nel presente e che, in virtù di ciò, sembra esser una storia fuori dal tempo. Qualche parola chiave risuoneranno come leitmotiv: Leviatano, Oroboro, Spyral. Per chi poi ha letto la mitica serie Grayson, e ha continuato in Rinascita con Nightwing, saprà che Spyral è tutt’altro che un qualcosa di chiuso ma per il momento ci appare solo come un’ulteriore organizzazione paramilitare, oltre a Batman inc e Leviatano, quest’ultima nemesi principale di tutto Batman inc.

Il Mondo delle Ombre

Prima si aveva paura di Batman perché non potevi sapere dove fosse. Ora sai dove si trova: ovunque, e questo fa altrettanto paura. Organizzazione contro organizzazione. Leviatano contro Batman Inc e la propria sezione stealth, gli outsider: Red robin, Metamorpho, Katana, Looker, Halo e Freight train. L’idea stessa che Batman sia ormai ovunque offre una geniale copertura per l’identità segreta di Bruce. Il suo viaggio temporale ha riempito Gotham di riferimenti ai pipistrelli, e in virtù di questo aspetto, ai gothamiti sembra del tutto naturale che, da sempre, ci sia più di un Batman, rendendo irrilevante la sua vera identità. Uno, nessuno, centomila.

Affascinante l’esperimento di sfruttare il passato – il giuramento della Golden Age, la prima Batwoman, i vari Batman internazionali – per tendere al futuro; per ciò che Bruce ha visto del proprio domani durante il suo viaggio, per l’idea stessa di un’organizzazione. Uscire dall’ombra, diventare il suo opposto eppure rimanendo un’ombra, se seguiamo la sua metafora dell’ombra sul mondo. Manifesto e celato, ovunque e da nessuna parte. La diade vecchio e nuovo, che di recente abbiamo visto nello scontro fra Joker e Hurt, ma anche nelle intersezioni temporali del Ritorno di Bruce Wayne fra passato e presente, ritorna rafforzata in Batman inc – immagine stessa della nuova weltanschauung di Bruce per preservare il futuro in modo comunitario – che si pone come un costante conflitto fra i due elementi, caratterizzando un evidente movimento circolare. Il lavoro di continuity è anche qui impressionante, e tutti gli archi narrativi introdotti precedentemente si pongono come pezzi di un solo mosaico. Tutto è stato fatto per culminare in Batman inc. La saga del Guanto nero e i “Batman internazionali” confluiscono ora nella meglio organizzata Batman Inc. Le giustapposizioni di passato e presente si concretizzano all’interno di questa serie. Un progetto ricco di protagonisti che, come ricordavamo, sono spesso pescati – come accadeva negli archi narrativi precedenti – dal passato. Qui, però, hanno l’opportunità di definirsi non solo come macchiette o simpatiche citazioni in un presente così distante dai loro modi, ma possono costituirsi come personaggi reali. Basti pensare alle interazioni familiari fra grande Aquila e suo figlio. I problemi reali e moderni di un divorzio, di un capo  sul lavoro che mal giudica la vita da vigilante. Vivendo fra le roulotte, guidando un pick-up…che però porta su di sé il logo di Batman e allora è tutto a posto.

È affascinante questa compenetrazione di reale e finzione (vita vissuta e vita super eroistica), passato e presente. Corvo vuole “chiude baracca” e lo fa con una concreta baracca, qui a mo’ di covo. Legittimata, però, dal fatto che porti su di sé – nuovamente – il simbolo di Batman. Bruce definirà ciò, simpaticamente ma anche con ammirazione “Batman low cost”. Prima di introdurre l’ultimo numero di Batman inc (leviathan strikes 1), ci imbattiamo – ovviamente – nell’ottavo, senza però che il contenuto sia altrettanto ovvio. Batman Inc 8 è graficamente iper realista, e lo è perché – in questa storia – ci muoviamo nel metaverso (tema oggi così in voga), nell’internet 3.0 voluto da Bruce Wayne. La possibilità di distruggere tutte le distanza geografiche all’interno di un universo virtuale, che però aderisce com un guanto al mondo reale in termini spaziali, è esaltante e pone infinite possibilità per la Bat-family. Compito di dar forma al mondo virtuale ricade fra le sapienti dita di Scott Clark, compianto illustratore morto prematuramente, che ha disegnato, fra le altre cose, Brightest Day e Stormwatch.

All’iper realismo allucinato di Clark fanno compagnia le matite iper dinamiche di Chris Burnham, che firmerà i restanti numeri per i New 52 e Yanick Paquette, responsabile dei bellissimi flashback con Batwoman. Invece, il compito di farci scorgere il futuro, ma ancora precedendo Flahspoint di pochissimo, va a Cameron Stewart.

Leviatano allo Scoperto

Epilogo della prima run di Batman Inc è uno oneshot chiamato Leviathan Strikes! Siamo agli sgoccioli del pre New 52 e ci viene anche detto. Come detto i disegni sono di Cameron Stewart, in un dinamismo psichedelico, espressivo, emotivo e a tratti rivoltante (in modo bello). Con Batman Inc, già in questa sua prima serie, giungiamo ad una conclusione particolarmente edificante per il lavoro di Grant Morrison. Se fino a Crisi finale avevamo un Batman come sinonimo di preparazione e negatività, passando per un portentoso lavoro di decostruzione, giungiamo infine ad un Batman concepito come preparazione e collettività. Questo crea simpatici siparietti, come ad esempio la volontà di portare un Bat-bot in ogni casa, come Steve Jobs e i computer. Alla modica cifra di 5mila dollari, o come vien detto, al costo di una utilitaria (magari). Anche in questo oneshot abbiamo uno scenario estremamente colorato e psichedelico, da covo di un cattivo anni 60.

Il contesto, poi, si caratterizza sempre più come una storia di agenti, con tanto di doppio gioco e le prime lotte intestine nella nascente Batman inc. La chiarezza in questo capitolo finale, precedente al reboot, la si ha all’interno di un gioco di parole che si pone, finalmente, manifesto. La spirale, il labirinto, l’occhio della gorgone, l’oroboro. Se pensiamo all’occhio della gorgone e pensiamo, poi, alla costellazione di Perseo, giungiamo alla stella gemella algol, “al ghul” in arabo, e dunque la testa del demone. Se si pensava che dietro a tutto potesse esserci la vecchia femme fatale doppiogiochista Jezabel Jet, ora che la vediamo con le sembianze di un Jolly Roger, qualche dubbio ci viene.

L’idea dell’oroboro, chiudere con l’inizio, ci dà la risposta: Talia, come in Batman e figlio e per via degli eventi di Batman e figlio, è l’antagonista principale. Leviatano. L(e)(v)iata(n)(o), anagramma parziale di Talia. Guerra fra due organizzazioni di cui una è nuova (Batman Inc) ma non l’altra (ma che fino al numero scorso lo sembrava). Ancora una volta il vecchio contro il nuovo. Come verrà esplicato meglio in seguito, Algol come stella binaria, due in uno, rappresenta il rapporto indissolubile fra Ras e Talia ma anche fra Talia e Damian, e per via di una “scissione cosmica” dell’indissolubile, operata da Bruce, tutto questo male si è generato come un’enorme cascata del domino.

Pronti per i New 52? No? Bene.

“È di nuovo ora di suonare il campanello” ci dice Bruce nell’esplicativo numero 0 di Batman inc per i new 52.

Con la stagione 2, nei new 52 e il numero 0, Bruce fa da mentore alla nuova leva: i trucchetti del mestiere svelati a Mr Unkown, che fanno sembrare naturali le cose più strambe, proprio come un fumetto dei tempi andati. E dopo un rapido recap e qualche siparietto retrò, Morrison mette l’acceleratore. La circolarità sarà lampante svelandoci i retroscena ai primi due archi narrativi, Batman e figlio e Guanto nero; solo ora – nella seconda stagione di inc – resi noti. Qui avremo un piacevole focus su Talia. Dalla sua nascita passando dal primo incontro (la nascita del demone) con Bruce, fino al momento in cui scopriremo che Talia stessa era coinvolta anche nel Guanto nero.

E da allora, Talia e la sua personale organizzazione, parallela a quella paterna, ne hanno fatta di strada. Le istituzioni scolastiche, tanto per cominciare, hanno subito fin da subito le infiltrazioni di Leviatano: fatte per plagiare e reclutare. Ma Leviatano dovette poi assicurarsi appoggi nel corpo di polizia e, se dovesse servire, anche nel sistema giuridico. Un’organizzazione parassitaria può sopravvivere solo se, come da buon parassita, si avvale degli organi essenziali del corpo ospitante (società). È essenziale cogliere il punto di vista di Talia, la sua indole, il suo destino scritto nelle stelle. Figlia di una veggente e della testa del demone. Madre del nuovo Alessandro ma a sua volta una figura degna di nota. Leviatano doveva essere la sua espressione più intima, mostrando a Bruce e suo padre il suo vero potenziale, la propria capacità di piegare il mondo dall’interno. Fatto divertente: Il primo avversario della Inc (Deathman) e l’ultimo, Talia (per come deciderà di mostrarsi in questa fase), si palesano entrambi con la maschera di un teschio. Con un Bruce sotto copertura e Robin come Redbird, al seguito di un ritrovato Wingman – che è in realtà Jason Todd – tutto sembra squisitamente propenso agli svoltoni con smascheramenti come un episodio di Scooby-Doo. E mentre assistiamo ai primi farraginosi tentativi di un rapporto padre e figlio, la Batman Inc si scaglia con tutte le sue unità contro il Leviatano, e dunque, contro i migliori assassini del mondo.

Il peggior Batman di sempre

Importante ritorno, a chiusura del cerchio, è quello del Batman del numero 666, che ritrae Damian nei panni del crociato. Bruce, nel suo viaggio temporale, ha visto il futuro e conosce esattamente gli orrori di quel Batman. Il legame padre figlio, ancora poco rodato, si spezza con la richiesta di Bruce che vorrebbe un ritorno di Damian dalla madre. Proprio per scongiurare la nascita del peggior Batman di tutti i tempi dopo Adam West e aprire le porte al diavolo, in un futuro dove si mostra il buco delle cose (altro tema ricorrente).

Babilonia è caduta, Gotham come centro infernale. Joker ha forse vinto? Ora che ha trasformato tutti in mostri?

Come si è iniziato a vedere qui, ma difatti come tutto Batman e figlio, Damian non è solo una delle aggiunte principali di Morrison alla sua gestione, ma è anche il vero protagonista di tutto il lavoro dello scozzese. È il movente che ha messo in moto tutto, ma è anche la presenza più ingombrante di tutte ora, proprio qui al culmine della gestione. È ciò che fa pendere l’ago della bilancia, sia del presente (scegliere la madre – la madre della bestia – o il padre? Leviatano o la bat-family?) e sia per il suo futuro come giustiziere (o assassino). Angoscianti sono le parole di Bruce: “tu non sarai mai Batman”. Suonano così sbagliate rivolte al figlio biologico, il diretto discendente, colui che ha basato la sua vita per quella cappa. Tutto viene precluso in cinque parole. L’Oroboro, altro mistero in Inc, è una nuova fonte energetica. Una fonte energetica destinata a sostituire tutte le altre, in mano però a Talia e al Leviatano. L’economia muterà e, prevedendo ribellioni generazionali (aspetto affascinante, come vedremo fra poco), gli agenti del Leviatano si sono già infiltrati nei punti più delicati del tessuto sociale di Gotham. Questa risulterà, in poco tempo, in mano a Talia e pronta a implodere con un tasto. Bruce dovrà dunque scegliere fra Damian e Gotham, una scelta che riverbererà e condizionerà il futuro. Batman è Gotham (come dirà King nel suo primo numero di Batman) e Gotham è Batman  (come invece dirà Snyder nel suo). Ma se la scelta, dall’altro lato, vedesse la rinuncia al proprio figlio? La scelta sarebbe più facile conoscendo i risvolti che Bruce conosce? Damian è il terzo Batman del sogno di Bruce, colui che ha venduto l’anima al diavolo? Non ci è lecito dubitare che, un ragazzino che adotta una mucca destinata al macello e un gatto, non sia il concentrato di male che si immagina? Qualcosa di positivo del Dna Wayne non si sarà forse preservato negli esperimenti di Talia, quantomeno nel suo primo (e non unico)?

Non è un Cerchio, è una Spirale

Batman Inc, che rappresenta la chiusura della gestione, rimanda nelle copertine al tema della circolarità, la spirale, il ricorsivo, il frattale. Come a dirci che, alla fine della giostra, sbattiamo sempre col vecchio. Talia è il primo antagonista che incontriamo nella gestione Morrison, ma anche l’ultimo e – in un senso profondo – l’unico. Tutto ruota intorno a quel ragazzino appena conosciuto, e in questo tutto ci sono anche gli amici di un tempo passato, e contemporaneamente nuove aggiunte, che abbiamo incontrato nel Guanto nero. Il vecchio e il nuovo si compenetrano, continuamente. Ma in modi poco prevedibili, e dunque non ciclicamente. Batman Inc, se ci pensiamo, è un progetto inimmaginabile e indeducibile se leggiamo solo Batman e figlio. Il Guanto nero, a posteriori, si è rivelato un trampolino e un elemento di ricorsività, ma lì per lì ci sembrava solo una divertente operazione editoriale.  Batman Rip ha tolto ogni speranza di comunità, per non parlare di Crisi finale. Ormai ci stavamo abituando al nuovo dinamico duo in Batman & Robin, e il ritorno di Bruce Wayne ci ha spiazzato (no, non propriamente dai. Ma sicuramente non mi aspettavo una miniserie del genere su un ritorno certamente prevedibile). Il tema del ritorno, ricorda anche qui quanto si diceva a proposito dell’eroe hegeliano: si procede a spirale (spyral) e non in modo circolare. l’Ulisse (Bruce) del ritorno è estremamente diverso da quello dell’andata. Abbiamo sì un momento di circolarità, inteso come ripiegamento su se stesso, ma non in modo così ovvio e prevedibile come un semplice circolo sempre uguale a se stesso. Saper ritornare trasformando è un’operazione complessa poiché ogni ” vecchio”, tramite una trasformazione, ci appare anche come nuovo; proprio come i Batman internazionali, ma non solo: tutto il progetto di Batman Inc dimostra come il ritorno del “vecchio” non significhi mera ripetizione.

RR: Robin Rip

Alle parole leviatano sorgi, vediamo le istituzioni implodere. E un altro mistero si risolve: lo strano Batman assassino con cui si accompagna Talia è il gemello di Damian. Ma di questi condivide “solo” il codice genetico, e rappresenta l’inizio della svalutazione del codice genetico di Bruce, dato che oltre ai primi due ci sono numerosi altri cloni per ogni evenienza. Ma Damian non è solo la sommatoria dei geni Wayne e Al Ghul, e pian piano abbiamo imparato a conoscere il suo onore, la sua sensibilità, la sua intelligenza emotiva; sotto ad una spessissima muraglia di superbia, stronzaggine e livore. C’è voluta un’intera gestione ma finalmente Damian ha colto il senso di essere Robin. Le parole che usa sono “disobbedire a Batman ” ma potremmo aggiungere “quando serve “. Robin è da sempre il contraltare colorato di Bruce. Una compagnia luminosa nella vita di un uomo che, altrimenti, sarebbe destinato all’oblio. Quando Bruce sbaglia, e Bruce sbaglia, Robin può addrizzare il senso di navigazione. Un duo non a caso. Quando Robin interviene e disobbedisce quando serve, giustamente, Alfred lo aiuta. È un sistema perfetto e triangolare (o circolare). Alfred dovrebbe sottostare a Bruce in quanto maggiordomo, ma se Robin può correggere Bruce e Robin viene corretto da Alfred, allora Alfred completa il cerchio (Oroboro). E finalmente è possibile intravedere il vero potenziale di Damian, canalizzato nel modo corretto. È esaltante veder svilupparsi la sua incommensurata superiorità fisica e intellettuale, ma non abituiamoci: il numero successivo, l’ottavo, porta in copertina Robin nelle stesse vesti di Batman Rip, con Burnham che a mo’ di requiem richiama Alex Ross.

Esaltante e adrenalitico è lo scontro disegnato da Burnham. Con tanto di citazione a Knighfall. Anche qui un Davide contro Golia, ma dove Davide e Golia sono fratelli. Ci siamo concentrati poco, come nello scorso articolo, sul comparto grafico; data l’invadente figura di Morrison. Ma qualche parola in più su lavoro di Brunham qui va fatto. Evitando facili gestioni delle tavole, questi si concentra sulle soluzioni più dinamiche e drammatiche possibili. Gli scontri sono vibranti, l’espressività è tale da portare inquietudine quando serve, dà magistralmente un volto a delle scene, volutamente, raccapriccianti. Il giusto mood per un amato figlio che muore e un altro ucciso dalla stessa madre (lo vedremo fra poco), uno scontro familiare e grotteschi esperimenti (sia da parte della Batman inc che del Leviatano).

Batman rip, Robin rip. Momento reiterato dalla Morte in famiglia di Jim Starlin.  Tutto avviene in uno scenario che sembra sempre di più una partita a scacchi fra Bruce e Talia. Quest’ultima intenta a dimostrare il suo reale potenziale per avere le attenzioni dell’amato, Bruce. Il quale, semplicemente, risponde con strategie difensive e preventive. La morte di un figlio è, però, l’istante di debolezza della madre. Ma davvero un solo istante. Durante le conseguenze, il lutto per Damian e Cavaliere (sì, è morto pure lui ma chi se ne frega), i caduti nella guerra fra Batman Inc e Leviatano, Burnham cita un’altra opera batmaniana: Il ritorno del cavaliere oscuro di Frank Miller. E lo fa con la presenza sullo sfondo di qualche mutante (ma dove, scopritelo da soli!).

DEVASTANTE.

Con la morte di Damian si rompe il ciclo essenziale di Batman. Tolto Robin, la tensione del trio finisce su Alfred e anche lui si toglie di mezzo; e qui ottima soluzione grafica di Burnham: con Alfred sullo sfondo, cancellato dalla pioggia. Resta solo Bruce e il suo dolore.

Il 666, il numero di Batman che abbiamo spesso ricordato, il temuto futuro, ebbene lì non è mai stato Damian il problema. L’unica cosa buona uscita dalle interazioni con gli Al Ghul. Il 666, il numero della bestia, e dunque la bestia e, pertanto, il Leviatano e non Damian. Tutto torna a quadrare nelle parole di Michael Lane, il secondo Azrael. Meglio noto come Bat Devil, uno dei tre Batmen alternativi conosciuti nei primi due archi narrativi di Morrison. Introdotto in Batman 665, mentre nei panni di Azrael bisognerà attendere, due anni dopo, Azrael: Death’s Dark Knight 1 (2009).

Most Wanted

Batman Inc è un traguardo di un Batman rinnovato, che ha ritrovato se stesso negli altri. Ma se questo non bastasse? Se occorresse un ulteriore passo avanti? Diventare una creatura dalla notte, diventare un pipistrello.

Il siero di Man-Bat (centrale nel primo arco narrativo), l’armatura di Azrael (personaggio introdotto sempre nel primo arco, ma decisivo nel secondo) insieme ad una tuta robot del presente di Batman Inc formano l’equazione mostruosa ideata da un Bruce affranto. Solo apparentemente ci appare come un movimento ulteriore e alternativo a quello circolare. Tuttavia, l’idea di diventare un pipistrello – sorgere come una creatura della notte in seguito ad un lutto – è tutt’altro che una novità per Bruce. Ora, solamente, lo fa in un modo decisamente più invasivo. Molti dettagli, alcuni rilevati in precedenza, ricordano il lavoro milleriano. L’idea stessa di un Batman spezzato, logorante, ma nonostante ciò pronto a superare ogni limite rendendosi un mostro grottesco, è essenzialmente milleriana; ma per la fisicità rigonfia e bitorzoluta, e gli scontri violenti con armature abbozzate, è Burnham che dobbiamo ringraziare.

Il massimo assurdo del progetto di Talia, e che mostra la differenza con Damian: il proprio sacrificio, in quanto irrilevante, in quanto non-soggetto ma puro oggetto di morte.

Il simbolo di Leviatano, la creatura di Talia (regina Rossa, medusa, la signora degli scheletri, la madre della bestia ecc) si rivela un bambinone sotto steroidi, insulso, grottesco nel suo aspetto. Ucciso, dalla madre a causa di un principio di ribellione. La ribellione generazionale sperata da Talia è la stessa intestina alla sua organizzazione. Il vecchio che uccide il nuovo, non provando niente per quello che, a differenza di Damian, era poco più di un autonoma organico, cresciuto troppo rapidamente. È affascinante notare come gli Al Ghul abbiano una concezione del potere con due poli, come i Sith. Algol come stella binaria, ma raramente il rapporto fra queste due non è turbolento. Raz e Talia, con tutte le difficoltà che ne conseguono. Il disastro con Damian, che ha spinto alla follia la madre al punto da generare crisi globali su crisi globali, solo perché Robin ha preferito Batman. Gli esperimenti genetici, poi, sono solo gli esiti più profondi di una crisi fra Sith [anche Anakyn si è rivelato un esperimento genetico, per chi segue i comics, NdR].

Se ci stava ancora qualche dubbio, una conversazione fra Bruce e Gordon chiarifica come tutta la guerra con Leviatano, lo stato di cose a Gotham e difatti tutto Batman Inc, siano conseguenze della scelta di Damian al termine di Batman e figlio. Tutto poi è semplicemente scattato. La rivalsa di Talia e di una sua organizzazione che, come la batteria-family, è un miscuglio di idee, promesse e simboli.

EN GARDE!

A chiusura della gestione di Morrison vi è un duello fra Talia e Batman. Come una danza fatale fra due amanti. Un epilogo elegante, ma solamente nelle sue intenzioni, per la gestione. Graficamente, i due duellanti, sono associati a due – e non uno solo – Oroboro. Uno nero e uno rosso, come i costumi di Batman e Talia ma anche come i colori di Batman rip, e che dunque presagiscono morte (e così sarà). Il duello, in un’infinita circolarità, non si conclude da solo. Poeticamente e filosoficamente, possiamo dire che non può ontologicamente concludersi un duello fra amanti e oroboro. E, difatti, la conclusione avviene con un intervento esterno, che rompe la danza infinita. Il vecchio che risolve il nuovo, e come? Con un colpo di pistola. Così reiterato in questa gestione, apre e chiude tutto il lavoro di Morrison in un modo talmente brillante che, a pensarci, mancano le parole per descriverlo. Se volete scoprire chi ha chiuso i giochi, scendete più giù e date un occhio alla tavola.

Accomiato con Spoiler finale

Qui si chiude intanto il nostro excursus sul pionieristico lavoro morrisoniano. A cavallo dello spartiacque rappresentato dai New 52, l’autore scozzese rappresenta un secondo spartiacque perpendicolare al primo, andando a definire una croce: la croce del nord. Un riferimento stellare voluto, riprendendo la metafora che ha strutturato il Leviatano. Un’organizzione ma che è anche una bestia, una stella che è anche una persona, una persona che è anche uno scheletro, un cerchio che mangia se stesso che è anche una spirale. Tutto è diverso da ciò che è, ma anche identico. Guardare la croce del nord è un modo che ho per dirvi di guardare in alto, dove troveremo i lavori – batmaniani e non – mastodontici di Grant, per farci guidare e cullare da essi.

Grazie infinite per esser giunti fino a qui, spero abbiate apprezzato il viaggio quanto me. L’operazione che ho in mente, tuttavia, non finisce qui e presto torneremo a parlare del Batman di…Scott Snyder!


Zeno

Laureato in filosofia, maestro d'ascia e immenso mentitore. Passa le sue giornate ad acquistare fumetti che forse un giorno leggerà e mai recensirà. Fra le altre cose è degno di sollevare mjolnir, ha un anello delle lanterne verdi nel cassetto ed è il cugino di Hegel.