Giunti alla nostra seconda recensione del restart, parleremo di Iron man. Ritorno importante di uno dei personaggi più in vista del multi-verso narrativo, che ritorna nientepopodimeno che dalla morte…o quasi. Da un coma irreversibile che non sembra lasciare speranza, come ne esce? In modo Hi tech ovviamente. Un ricaricamento del cervello in un corpo morto ma riparato.
Lo spillato
lasciando i fondamentali preamboli, parliamo innanzitutto dello spillato fisico e del suo contenuto: una sola storia! una novità della – è il caso di dire- nuovissima panini comics. Che rinasce a sua volta, proponendoci per la prima volta un formato qui inedito, ma classico negli Usa. nessun comprimario, nessuna storia secondaria: leggiamo solo ciò che vogliamo leggere, e aggiunge l’editore italico “da ora in poi sceglierete voi il mosaico di serie”, scelta resa possibile da un ovvio prezzo di copertina maggiormente malleabile: 2 euro.
Perché leggerlo
una sola storia, auto conclusiva per giunta, ma in pieno stile Dan Slott, ricca di preconfigurazioni di un futuro già abbastanza chiaro: si parlerà molto di un rapporto etico con l’intelligenza artificiale.
«umani e robot, siamo tutti macchine, Mr Bhang» (leggete lo spillato per capire chi è Mr Bhang!)
che siano corpi di acciaio o organici, un’intelligenza artificiale realmente tale non produce un semplice automa ma un essere senziente, dunque è giusto trattarlo come uno schiavo? come una armatura? uno strumento?
No, secondo Jocasta Pym, entrata di diritto fra i comprimari di questa nuova serie, e che avrà un titolo dirigenziale nella società di Stark. Bhang ne sarà un altro, ma senza aggiungere niente che sembri uno spoiler, sappiate che avrà molto a che fare con la progettazione di sistemi di coordinamento per robot che non prenda le forme imperative di un ordine, ma di un invito. Così come chiediamo gentilmente un favore a qualcuno, così iron man dovrà rapportarsi alle sue tecnologie sufficientemente intelligenti da meritare uno statuto etico. Una questione enorme, che se sviluppata come si deve, donerà spunti di riflessione colossali…colossali..mmh, perché mi è familiare questa parola? AH! già! in questa storia avremo un’armatura gigantesca in stile robottone giapponese. gli autori si sono divertiti un mondo a giocare con l’oriente: robot giganti costituiti da parti modulabili e fruibili da sé come veicoli, un drago gigante da picchiare, calci con nomi propri ( calcio tornado). Non solo armature giganti ma anche micro, attenzione però! Slott ci dice “iron man non è mica una matriosca!”. Vi giuro che prima di leggere queste esatte parole lo avevo pensato. Diamine c’era un’armatura alta quanto un palazzo, una normale ed una micro antman style. In ogni caso, nel dirci questo, Slott pone il secondo elemento interessante della storia: iron man non è un’armatura, ma un’idea. Idea che può essere ripetuta, così come la miriade di armature, ma è innanzitutto questo: un qualcosa di mentale, che come tale, ha bisogno di menti per essere pensata. Non una sola mente, non soltanto tony, ma un vero e proprio team. la sensazione, leggendo questo primo numero, è che Slott voglia restituirci una serie ben poco solitaria e ricca di simpatici comprimari come team dietro ad ogni azione eroica. Tutti davanti ai loro schermi a fornire consigli, a migliorare la tecnologia, a rendere i robot sempre meno degli strumenti e sempre più individui meritevoli di rispetto.Per dirci tutto questo Slott usa un meraviglioso stratagemma narrativo: una conferenza stampa. Laddove, le domande di tanti giornalisti, tutte rivolte a tony stark, si direzionano su una tradizionale questione: “ma l’armatura di ‘sto restart com’è?” Una tradizione tanto fumettistica quanto cinematografica quella che vede la comparsa di una nuova armatura, ma qui Slott ci dirà appunto “una sola? no no ragazzi, ne vedremo tantissime”. In questo decisamente aiuta il disegnatore Valerio Schiti, che si è divertito nel disegnare queste nuove armature, inclusi i passaggi in cui i veicoli si trasformano gradualmente in sezioni ad incastro di un’armatura più grande. Non solo armature ma anche tantissima espressività. l’italianissima matita è capace di restituire delle espressioni su carta assai varie, mai banali e tanto credibili. in micro espressioni, in un sorrisetto, in un sopracciglio alzato, tutti elementi che sono pane quotidiano per un individuo come tony stark. Qui obbligatoriamente si pensa al grande lavoro caratterizzante di Robert Downey jr. Prima di lui, però, c’era la carta stampata, e qui Schiti fa il suo dovere.
Note critiche
note critiche? sì ma non molte: alcuni dialoghi sono sotto tono, battute qualche volta infelici, dialoghi ingessati. Dei disegni che presentano sì un ritmo incalzante e molto frenetico, ma forse troppo “colorato” e giocattoloso a tratti, con una caratterizzazione dell’armatura gigante che non mi ha convinto; anche se era evidente la citazione spinta con il Giappone e dunque un design volutamente anacronistico.
Conclusione
un ottimo primo numero che fa quello che deve fare: da una parte introduce i nuovi lettori in modo ottimale, senza però ricadere nelle solita solfa sulle origini che ormai conosciamo tutti (non mancando flashback, ma poco banali); dall’altra pone una miriade di contenuti per il futuro. D’altronde, un buon primo numero che si rispetti, deve essere la vetrina del futuro, e il futuro di Tony sembra davvero interessante. Decisamente più ricco di contenuti rispetto al primo numero di iron man ai tempi di Bendis e all new all different, anche se mancano per ora le frizzanti battute del precedente autore, unico aspetto della gestione Bendis a mancarmi.
ah, c’è una scena post credit. Già, inaspettato eh?
-continuerai a leggerlo?
sì, sicuramente prenderò qualche altro numero, per vedere come il tutto si evolverà e poi si deciderà!… mi sono già affezionato a Bhang 😉
Laureato in filosofia, maestro d’ascia e immenso mentitore. Passa le sue giornate ad acquistare fumetti che forse un giorno leggerà e mai recensirà.
Fra le altre cose è degno di sollevare mjolnir, ha un anello delle lanterne verdi nel cassetto ed è il cugino di Hegel.