L’insostenibilità ordinarietà dell’indipendente

Giudichereste un volume dalla copertina? No, ma lo fate lo stesso.

Ed ecco allora la copertina di Beauty, edizione Panini Comics: una ragazza dall’aspetto curato, ma morta, una composizione di fiori; l’edizione è bianca, l’illustrazione è piena di contrasti, neri forti, colori pieni rigidamente incasellati. Venduto sotto l’etichetta di ‘Storiella decadente con elementi pop’.

Lo apro con aspettative molto chiare, quindi, e resto deluso. Molto pop e poco Pater, tutto ordinato, pulito, ma senza esagerare, senza fronzoli, senza decorazioni insolite, il solito comic americano con il solito stile illustrativo. Funziona, però, solo non come pure poteva.

Quello che mi ha colpito del character design però, è che ci sono persone brutte. Quello che non ho apprezzato subito – la ragione per cui l’ho fatto poi potrebbe essere uno spoiler – è che invece i protagonisti sono nel gruppo di quelle belle, a volte molto belle. Certi personaggi sono dotati di un alone sovrannaturale, colori che invadono lo spazio circostante le figure, capisci subito chi è malato e chi non lo è. La Beauty è una malattia.

È interessante che gli autori abbiano scelto di attribuire questo ruolo alla bellezza tra tutto, perché è vero, perché è attuale, perché è estetico. Ciò che condanna il genere umano è qualcosa che viene comunemente ritenuto un pregio. E allora perché non mi sento assolutamente colpito dalla cosa? Perché non riesco a sentire il fascino decadente che pure ero disposto a cercare in ogni dettaglio, avendone sentito l’odore fin dalla copertina?

Perché gli autori scelgono di percorrere un’altra strada. Altrettanto valida? Sì e no. Sì perché ti prende alla sprovvista (forse), no perché la strada che prendono sembra altrettanto banale e molto meno d’impatto. Ah, quindi questi tizi malati esplodono in metropolitana? Capisco. E c’è un gruppo di misteriose figure dalle connotazioni massoniche dietro un complotto mondiale contro la salute del genere umano con tanto di infiltrati nella macchina governativa? E Iron Man perché non – ah, già, non è la Marvel per davvero. Forse è la DC (Catwoman – NdA), c’è pure una specie di Joker.

Insomma c’è tutta questa gente che vuole essere malata di bellezza, l’opinione pubblica è divisa, la polizia ha persino una task force per gestire la cosa a certi livelli, però questo è già successo prima che la storia iniziasse e anzi tutto il conflitto mediatico su questo punto sta per concludersi in maniera spicciola con un paio di plot twist per niente twist e sebbene possa in effetti riaprirsi, ci sono un paio di cosette che sono cambiate nel frattempo. Decisamente cambiate. E quindi niente.

Invece la Beauty è una minaccia perché è instabile, le persone affette esplodono in metropolitana (mi sa che ve l’ho già detto, eh?) e al telegiornale, come in un attentato Extremis. Quello che mi era sembrato un corpo in decomposizione in copertina era solo il risultato di un’autocombustione. Solo, perché mi aspettavo di leggere il dramma di qualcuno il cui corpo va a pezzi piano piano, che si guarda allo specchio e deve nascondere i segni del disfacimento per continuare la sua esistenza… Sì, lo so, ve l’ho già detto che mi aspettavo Oscar Wilde.

Senza rivelare troppo, la trama si assesta su un conflitto con una società farmaceutica che assume per l’occasione le fattezze della tipica organizzazione criminale fumettistica, con tanto di indagini insabbiate, omicidi per sbloccare la trama, telefonate a bizzarri sicari in maschera con un tocco di Rorschach e una punta di Joker. Dettagli che intrattengono, decisamente, ma che diluiscono forse inutilmente una storia che aveva ben altro potenziale.

Ma questa non è una stroncatura. Perché arrivo all’ultimo capitolo e matura in me l’idea che ho frainteso tutto, di nuovo, tutti i dettagli che sembravano essere diventati dominanti ricadono all’improvviso in secondo piano e succede qualcosa, che puoi aspettarti o no, ma che decisamente non ti aspetti in quel modo, e l’ultima tavola è un capolavoro.

Non perché abbia niente da dire, artisticamente: un buon lavoro da mestieranti dall’inizio alla fine, ma perché costituisce un’inversione di tendenza, un cambio radicale di genere, e allora forse, dico forse, si meritava tutto l’hype e l’attenzione, e forse è anche meglio che io mi sia perso l’anteprima del Free Comics Book Day, perché con ogni probabilità con in mano solo il primo capitolo non avrei proseguito la lettura, e avrei fatto male.


MrPrep

Aspirante studente e pigro dalla nascita, appassionato di storie in ogni forma e di sentenze sensazionalistiche poco argomentate. Per altri dettagli vi rimando all'autobiografia che non scriverò mai dal titolo provvisorio di 'Indecisi' - 'Mainstream' era già preso.