La mia scoperta di Head Lopper avviene in seguito alla realizzazione da parte mia e di Zeno che Thor non era abbastanza fantasy, abbastanza nordico, abbastanza cafone.

Volevamo una serie con barbe lunghe, violenza, magia, orde di mostri. Mi sono detto ‘Esiste di sicuro una serie Image fatta così’ e ho cercato ‘Viking Comic’ su Google.
Un po’ di schifezze, qualcosa di carino da recuperare in futuro, poi vedo lui:

Lo avevamo trovato. Cazzo se lo avevamo trovato.

La mia reazione alle prime tavole sbirciate in giro per il web è stata di entusiasmo. Non vedevo l’ora di leggerlo.
E in effetti si tratta di un’opera visivamente di alto livello, e per un fumetto con delle premesse come le sue, che non si propone nemmeno lontanamente di riflettere sul senso della vita, la società o il mondo, era tutto quello che volevamo.

E così eccoci di fronte a ‘Head Lopper & The Island or A Plague of Beasts’.

Sia i paesaggi che i personaggi sono caratterizzati con poche linee, con uno stile da vignetta o da animazione seriale, ma non ne risulta un lavoro approssimativo. Quello che emerge è una stupenda cura del movimento, dei ritmi, degli effetti grafici, con lunghe sequenze mute in cui le azioni del protagonista vengono seguite da vicino un istante dopo l’altro, dettagli che corrono tra le vignette saltando all’occhio sulle campiture lisce e guidandoti nell’esplorare i paesaggi e la vicenda.

È evidente l’intuizione tecnica di un’artista (direi due, un po’ più di rispetto anche per chi li colora i fumetti) di cui non conosco il curriculum e che magari è davvero l’ultimo arrivato, con tanto di primi numeri autoprodotti tra fondi personali e finanziamenti Kickstarter, ma sa come vanno fatte le cose. Chapeau.

Dai, si vede che ha stile.

La miniserie – perché per ora di questo si tratta, ma sta proseguendo – sembrerebbe una sorta di divertissement riuscito particolarmente bene.

Il concept originale per il personaggio nasce senza una storia alle spalle, per uno schizzo postato su internet, e si inserisce in modo naturale in un universo narrativo sword & sorcery da manuale che ammicca alle origini più nobili del genere, lontano fino a personaggi dell’epica come Beowulf, e a opere della cultura pop contemporanea.
Una somiglianza che mi sento di evidenziare è con la serie d’animazione Samurai Jack, che Head Lopper mi ricorda nello stile grafico, nella resa del movimento (nonostante sia una storia a fumetti), nei dialoghi ridotti all’indispensabile.

La trama è semplice e consolidata, ma ancora una volta come per i disegni la scelta si rivela azzeccata e portata avanti con coerenza.
Le variazioni sul tema non mancano e la resa di personaggi di contorno e avversari, a parte pochissimi casi, è magistrale, ricca di trovate interessanti, dettagli a contorno tirati lì in qualche riga che arricchiscono l’ambientazione più di intere pagine di approfondimenti, storiografia originale e tutto il resto. E in fin dei conti i dettagli rubati alla tradizione o alla concorrenza sono suggestivi ed essenziali al funzionamento di tutto l’impianto, perché alla fine ‘di genere’ non vuol dire che fa schifo, e se vuoi un’opera ‘di genere’ qualche concessione a sto genere dovrai pur farla.

E così, elementi come una t… Forse questa non ve la dico? Non è propriamente spoiler ma insomma vi perdereste il gusto di un bel siparietto, quindi no.

E così, elementi come il rapporto tra il barbaro e la civiltà, il classico del ragazzino del villaggio che vuol fare l’apprendista e viene rifiutato (che in realtà serve solo a introdurre il siparietto di cui sopra), la relazione di rifiuto-richiesta della magia in pieno Conan e su queste basi anche l’accostamento dell’eroe e dell’aiutante con capacità magiche, ripreso pari pari dalla struttura di base della fiaba e rivisto quel tanto che basta a renderlo apprezzabile ancora una volta, l’archetipo del Viandante… Insomma tutti elementi riconoscibilissimi che potrebbero annoiare un lettore con qualche anno di esperienza, ma sono in realtà dati per scontati, messi lì per concessione e per ricordarci che tipo di storia stiamo leggendo, ma non sono (quasi) mai il centro della narrazione.

Un aspetto essenziale del racconto che permette che tutto funzioni è il suo tono generale.
Non ci sono commenti fuori posto o discorsi stucchevoli e inutilmente altisonanti.
Nessuna lunga vignetta fuori campo a spiegarci retroscena complicati o a provare a dare profondità di pensiero a un personaggio volutamente e orgogliosamente lineare nella sua logica.
E tutto l’impianto si prende sul serio il tanto che serve, si prende in giro quando tenderebbe altrimenti a sembrare troppo gonfio, e a mio parere non scade mai.
D’altra parte ho già sottolineato di come non si tratti di una storia scritta per la prima volta, perché Andrew MacLean ha scelto di rifare una cosa che abbiamo già visto tutti in un modo in cui non l’avevamo vista, sicuro che avremmo voluto rivederla se l’avesse fatta in quel modo e soprattutto divertendosi e intrattenendoci. Quel modo includeva non darsi troppe arie.

Quello che l’autore voleva da questo testo, a detta sua, erano ‘Long fights, dark jokes, creepy atmosphere’ (Lunghi combattimenti, umorismo nero, atmosfera da brividi) e tutto insieme, coi personaggi e la grafica, si amalgama alla perfezione.
Del resto stiamo parlando di un’opera dal titolo che suona all’incirca come ‘Il Mozzateste’ e io magari avrei pure voluto vederlo un Mozzateste iperrealista, per qualche macabra ricerca di non so bene cosa, ma in linea di massima non è che fosse questa grande idea.
Invece Head Lopper con teste che rotolano, sangue che schizza e arti mozzati ma disegnato come un cartone animato per bambini è più che una grande idea. È una grande idea seguita da un’ottima realizzazione.

Quello che gli si potrebbe obiettare è di essere superficiale e in fin dei conti monotematico. Non c’è spazio per molto altro che non siano ‘Long fights, dark jokes, creepy atmosphere’, nemmeno un altro classico dello sword & sorcery, ovvero la figa. E non intendo che non ci sono personaggi femminili o che non ci sono intrecci amorosi, anche se quest’ultima parte è vera. Intendo proprio la figa, e siccome ho detto già due volte ‘sword & sorcery’ ci tenevo a precisarlo per evitare malintesi.

Quando c’era lui…

Questo aprirebbe un’altra lunga e impegnativa discussione sull’uso delle figure femminili in certe opere, sul perché non andrebbe fatto ma anche sul perché ha senso farlo. Si dovrebbe parlare di erotismo, del significato e del ruolo che ha e del perché un’opera dovrebbe avere il diritto anche di essere erotica eccetera eccetera…
Ci torneremo quando, spero a breve, parleremo anche di Frazetta per davvero.

Ma Head Lopper non è Conan il Barbaro, e di nuovo Andrew MacLean ha fatto bene.

Ora concludo, giuro.

Per gli amanti del genere, ovvero violenza senza danni collaterali allo stomaco, fantasy bello e grossi barbari con grosse armi, consiglio caldamente di correre a comprare l’edizione più vicina in qualunque lingua da loro vagamente compresa.
Per tutti gli altri, procuratevene una copia prima o poi, perché è veramente un piacere da guardare e da leggere.
Personalmente ho scelto l’edizione americana con copertina morbida, ed è una figata: la copertina rossa con quella scritta bianca sul fianco, la carta delle pagine… piaciuta un sacco e non costa tipo niente, quindi non avete scuse.
Se lo volete leggere per forza in italiano pare ci stia pensando Panini Comics. Sul loro sito la traduzione del primo volume risulta pubblicata a luglio di quest’anno (2018), che però non è vero.
Ma arriverà. Nemmeno io credevo che il secondo volume di Rumble sarebbe mai uscito ma è successo, uscirà pure Head Lopper: abbiate pazienza.

EDIT: L’edizione Panini Comics è effettivamente uscita questo settembre (2018), rejoice.


MrPrep

Aspirante studente e pigro dalla nascita, appassionato di storie in ogni forma e di sentenze sensazionalistiche poco argomentate. Per altri dettagli vi rimando all'autobiografia che non scriverò mai dal titolo provvisorio di 'Indecisi' - 'Mainstream' era già preso.