Ho Ho Ho! È finalmente giunto il momento più bello dell’anno, Natale? Quasi, l’articolo natalizio di Mondo Sequenziale! Una consuetudine che abbiamo spesso dimenticato, ma che non abbiamo mai smesso di amare. E in definitiva, se continuo ad amare e ricordare qualcosa, questo qualcosa vive ancora, no? Beh, è almeno quel che credono Jeph Loeb e Tim Sale quando scrivono Spider-man Blue, una toccante e intima storia in sei numeri, nota forse alla maggior parte di voi. Ma per chi non la conoscesse, o per chi volesse ripercorrere insieme qualcuna di quelle onde emotive, siete nel posto giusto.

Oggi celebriamo quattro ricorrenze, tre belle e una brutta:

  • È Natale, signore e signori! Ed è una;
  • La seconda? Buon compleanno, Spider-man! Perché sì, quest’anno l’arrampicamuri compie ben sessant’anni;
  • La terza è simile alla seconda: questa storia compie vent’anni, può quasi bere una rinvigorente stout;
  • E la quarta, eh…diamine la quarta è tosta: quest’anno è anche l’anno della morte dell’inestimabile e insostituibile Tim Sale, colui che ha dato volti e scenari a questa bellissima storia e non solo.

Questi quattro motivi mi hanno spinto a scegliere la seguente storia per il nostro articolo natalizio.

Ma Hey Zeno, perché mai il Natale dovrebbe essere il motivo per scegliere una storia di San Valentino? 

Lettore fastidioso

Giusto, giusto. Questa storia è ambientata nel giorno di San Valentino, un giorno che Peter impiega per ricordare l’amata, e defunta, Gwen Stacy, registrando su di un vecchio marchingegno dello zio – scomparso anche lui – gli attimi di una sofferta storia d’amore, importante da ricordare per un indefinito qualcuno.

Legare è Rivivere

Cosa avrà mai a che fare col Natale una storia legata all’assenza, che è l’opposto di una nascita?

Il cugino del lettore fastidioso, anche lui piuttosto fastidioso.

Ma è fino in fondo così? Questa storia è la storia della nascita di un amore, e forse mi ripeterò: ma ricordare qualcuno, legarlo a sé, è una forma di presente. Un legame, un rapporto, in greco: leghein. Legare a sé, portarlo con me come parte della mia persona e, insieme, formare un’unità indissolubile. Il gesto del ri-legare un libro vede proprio questa doppia azione di raccogliere e unificare: tante pagine insieme che formano un’unità nel libro. E così, il nostro suffisso “logia”, con cui siamo soliti indicare alcune scienze (biologia, sociologia, psicologia ecc.), è quel logos (ora ci arriviamo), intorno al quale, vengono raccolti e unificati i dati di una particolare scienza: un fondamento come centro gravitazionale e tanti dati-satelliti che, in modo coordinato e solidale, ruotano felici.

Vedi?

Leghein, leghein, e che ne sarà del Logos? Sì, proprio quel Logos (il Verbo) che si incarna, come narra nel suo prologo l’evangelista mio omonimo. La nascita di un legame è forse così lontana dal Logos incarnato che festeggiamo il 25 dicembre? Un’idea che si sostantifica, Gwen Stacy che continua a vivere fra nastri, emozioni e ricordi.

E come si diceva, questa storia vuole riportare alla mente un’amore seminato col tempo, una travolgente attrazione che sorge su di un terreno instabile, reso tale da una presenza che in questi numeri si insinua: Mary Jane Watson. Un po’ come la figura di Robin in How I Met Your Mother: quella di un amore rimandato e fondante. Un momento faticoso del racconto per Peter, ma essenziale: senza MJ, Gwen – forse – non avrebbe notato subito Peter. Lo sguardo fra loro tre, il momento della presentazione, è il momento in cui Gwen inizia ad avere delle domande su di lui: chi è davvero? Cosa conosciamo di lui? Sembra nascondere la maggior parte di sé ed è intrigante. Suscita un interesse: è un mysterion; il quale non è una comune incognita inconoscibile, ma è un qualcosa di velato che ci lega (leghein) a sé, ci trascina.

D’altra parte, è un momento “disonesto” di questa storia, e non solo perché MJ è stata usata per rendersi interessante, ma anche perché Peter non è privo di sentimenti per lei, come sappiamo bene. Ed è qui, che se vogliamo, ci sta la molla di tutto. Ma Mary Jane è più potente di una motocicletta? Decisamente sì. Peter, per far colpo su Gwen, acquista una motocicletta, e questo dà il pretesto a Loeb per allestire un dolcissimo momento con zia May: Peter vive su di sé il precariato più duro, peggior nemico di ogni biker. In suo soccorso, giunge l’amabile zia May che, ricordando quanto potere attrattivo avesse la motocicletta del giovane Ben Parker su di lei, e sapendo quanto importante sia aiutare il proprio nipote a vivere quelle tappe fondamentali della vita di un qualunque ragazzo, elargisce quanto risparmiato negli anni proprio allo scopo di dare un motore sotto ai piedi del figlio acquisito.

Un nuovo Classico

Spider-man Blue è una storia impostata per essere un classico fin da subito. I comprimari “civili” sono sempre gli stessi: da J. Jonah Jameson al solidale Robbie, da zia May all’irritante Flash Thompson. E così, nella vita appiccicaticcia di Peter, si parte subito col Goblin, per poi lasciar spazio a Rhino, Lizard e l’Avvoltoio. Il perfetto equilibrio fra la frenetica vita da arrampicamuri e la letargia da innamoramento è quello che Tim Sale restituisce su carta. Questi, se proprio dovessi riassumerlo in una battuta, è quell’artista capace di comunicare il sostanziale, il fondamentale, il principio, insomma l’archè. Oggi va così, si greca fortissimo.

Il volto rubizzo e arcigno di un edicolante di New York, con pochi dettagli sulla sfondo per inquadrare come si deve la città, la rughe e il furore sul volto di JJJ, le traversate di Spider-man così pulite e sceniche, il sorriso del Goblin similissimo al suo Joker del Lungo Halloween, l’inestimabile e avvenente sguardo di Gwen Stacy, così sicura di sé, imperiosa. Per non parlare di MJ, impossibile non innamorarsene. Di contro, un Peter Parker incerto, goffo. Il tutto senza mai un eccesso, con pochi tratti e tutti giusti. Nella trilogia del Lungo Halloween, Tim Sale era al suo picco, in una forma smagliante; e così, il suo Batman, comunicava ancor meglio il sostanziale, e con una immediatezza propria di un bambino. Batman era grosso, spaventosamente grosso, tutta l’attenzione la catturavano i suoi bat-cipiti. È come lo disegnerebbe un bambino, ma con un innato talento per il disegno (ovviamente). I bambini, condividono con Tim, l’attenzione verso ciò che conta, esaltando – in modo emotivo – determinati elementi corporei e spaziali. Per questo, quando leggo Tim Sale, non posso che provare, innanzitutto, del calore umano verso un autore così spontaneo e anche un’enorme soddisfazione per un autore così…giusto: capisce sempre cosa deve sottolineare e quando farlo. Insomma, Tim comunica con i nostri fanciulli interiori, sa che tasti premere e lo sa perché lui, per comunicare, è il primo a usare il proprio fanciullo interiore.

E se Tim Sale sa bene come rendere affascinante, in modo imbarazzante, l’indimenticabile rossa, è Loeb a descrivere i sentimenti di Peter verso questo centro gravitazionale spropositato che è Mary Jane – e quelli verso Gwen, forse più profondi ma anche più comprensibili: Gwen è la protagonista di questa storia e di un amore nascente e fatale; chi sia, invece MJ, nemmeno Peter lo sa.

La prima serviva solamente allo scopo di avere una spinta verso la seconda ma ora Peter si trova ad un bivio. E la reazione qual è? Quella che ha sempre quando una questione personale lo obbliga a pensare: fa l’arrampicamuri.

Webslinging > Capirci qualcosa

La vita in maschera è una risposta verso quei problemi che Spidey non sa affrontare. In questo vi è una decisiva vicinanza con Batman, nonostante le inenarrabili differenze. La parte supereroistica di questa storia non è, dunque, giustapposta come potrebbe sembrare, ma è la naturale risposta emotiva di Peter; che interviene, ogni qualvolta, si presenti un dubbio di ordine sentimentale. Quando sarebbe auspicabile stabilire qualche punto fermo nella sua mente e nel suo cuore, preferisce ricaricare lo spararagnatele e darle di santa ragione a Lizard. Non è più sano così? No? E quindi il sentimento verso una ragazza, da cui tutto parte (archè), diventa una spinta verso altro (il supereroismo) e tutto si raccoglie (leghein), si accumula, coma la neve di New York: bella finché non diventa un problema ingestibile. Ad un certo punto, infatti, tutto questo implode  e la vita secondaria di Peter straborda in quella primaria, quanto basta, da coinvolgere proprio l’origine, proprio Gwen. Morta, come è noto, per mano del Goblin; ironicamente, fra i primissimi volti incontrati in questa storia (l’origine). In ogni caso, questo legame non si è consumato con la morte fisica e la storia in questione ne è la prova più preziosa.

Mentre la vita supereroisitica di Peter conosce una frenesia tale da mettere a repentaglio la propria vita, il suo pensiero va solo e sempre a ciò che gli sta accadendo nella vita “normale”: Harry Osborn gli ha proposto di diventare il suo coinquilino in un lussuoso appartamento, che ospita – per la sua inaugurazione (seriamente, Harry? Diamine, è una casa) – Mary Jane e Gwen. E mentre Peter è quasi morente, lasciato tale dopo uno scontro con l’Avvoltoio, ricoperto – per giunta – dalle gelide nevi new yorkesi, il suo unico pensiero va a loro due e all’idea che sta lasciando di sé non presenziando all’evento, nuovamente in ritardo per una festa in suo onore. Ma Hey Tigre, non disperare! Il raffreddamento ti assicurerà non una, ma ben due infermiere personali.

Non importa quanto oscure diventino le dinamiche supereroistiche nella sua città, il suo cuore è da un’altra parte. Ha un tensione viva per Gwen, eppure la presenza di MJ, e il fatto che abbia iniziato un indefinibile qualcosa con Harry, non gli sono indifferenti.

Ne resterà uno solo

Lo scontro fra i due Avvoltoi in cielo è una metafora della situazione sentimentale di Peter. Ebbene sì, ce ne sono due in circolazione al momento, è importante? Ovviamente no, perché l’unica cosa che veramente conta in questa storia – e sono stanco di ribadirlo – è il legame emotivo. Da un lato MJ e dall’altro Gwen, solo uno dei due Avvoltoi può fregiarsi di questo titolo. Entrambi ambiscono ad un risultato che, necessariamente, escluderà l’altro contendente.

Cosa fare? Chi scegliere? Entrambe le domande sono figlie di un’altra: cosa provo?

E mentre Flash decide di entrare nell’esercito, colto da un momento epifanico dopo esser stato salvato da Spider-man, un’ombra celata fin dall’inizio di questa storia, osserva.

Come a dirci: seppur vero che il centro di questa storia è nella vita quotidiana di Peter, è proprio nella sua vita straordinaria che avverrà un urto indicibile, lo stesso che ha mosso, poi, l’intera storia nostalgica.

Si è detto come i nemici di questa storia siano dei classici e però, come avveniva per il Lungo Halloween e la sua carrellata di brutti ceffi, ve n’è solo uno che li raccoglie tutti. Aggiungiamo un’altra questione: oltre a grandi classici, cosa sono un rinoceronte, una lucertola e due avvoltoi? Beh sì, animali. Chi, per eccellenza, è la nemesi di Spider-man in tema animali? Kraven il cacciatore. L’ombra misteriosa di questa storia si rivela nel sesto numero, inviato dal Green Goblin per uccidere Spider-man: perché, alla fine, è sempre Norman il responsabile di tutto.

E mentre si festeggia Flash e la sua nascente carriera militare, Kraven irrompe nell’appartamento di Peter ed Harry. Tutti fuggono ma Gwen, donna di scienza dallo sguardo profondo, non può non notare come Peter faccia tutt’altro: come un pompiere non fugge dalle fiamme, ma ci si butta. Credendo alla storiella del fotoreporter instancabile ma poco conta, la sostanza resta.

Mentre lo scontro con Kraven si sviluppa nelle matasse del nastro, il Peter del presente prova un forte rammarico per le infinite occasioni perse: quanti baci non dati, quanto tempo ha negato al suo amore per Gwen per picchiare qualche idiota vestito da leone.

Di nuovo, la vita straordinaria ostacola ciò che in questa storia davvero conta.  Ma se Gwen non avesse visto quell’istinto temerario di Peter nei suoi occhi e nella sua mancanza di tentennamenti, non si sarebbe mai interessata a lui per davvero, con o senza MJ. Non avrebbe mai fatto irruzione nella sua stanza, suscitata da una curiosità vibrante verso un uomo misterioso.

Innamorarsi di un’idea e morire per lei

Quell’amore è, dunque, frutto di Spider-man, è innegabile. È della doppia vita di Peter che Gwen si innamora e tragicamente muore. Inizio e fine, tutto ciclicamente dipende da quella diade interna a Peter; la stessa diade che risuona nella nota: “da grandi poteri derivano grandi responsabilità”. Quei poteri e quelle responsabilità ti allontanano dall’amore per un verso ma dall’altro ti avvicinano, come un tragico pendolo…in una casa blu (ma non di Bear).

Nelle ultime tavole nel numero 6 scopriamo il senso dietro a questa scelta cromatica: è cosi che Peter vede il mondo quando ripensa a Gwen, un blu “jazzistico”, un blu plumbeo dal mood flemmatico. Gli altri colori li trascina Miss Stacy, e quando a morire è la portatrice di colori e di amore, ecco che resta solo il blu (piuttosto discriminatorio, ma ok). Per questo motivo, nella chiusura della serie, vediamo tutto blu tranne le foto di Gwen e Peter, lì felice e ricolmo di colori.

L’amore per MJ è sorto su quel terreno blu, così come quello di Gwen nasceva su un terreno reso instabile dal cremisi della signorina Watson. Peter ha imparato di nuovo ad amare, come sappiamo. È diventato un marito, Mefisto permettendo. Ha rivisto, finalmente, i colori; ad esclusion fatta – forse – per quanto riguarda San Valentino.

Spider-man Blue è la storia della nascita di un amore, un amore incredibile e tragico. Nato e morto per merito e per colpa di Spider-man. Molto shakespeariano, e sempre in modo shakespeariano, possiamo chiederci: è meglio aver amato e perso che non aver amato mai? Sì insomma, è convenuto o meno esser Spider-man?

Ma se dai poteri derivano anche responsabilità, è mai stata davvero una scelta?

Lettore intelligente

Conclusioni sotto la Neve

Torniamo a quello che sembrava essere solo un giochetto semantico con il concetto di leghein e pensiamoci sul serio; pensiamo all’autentico significato del Natale: il Logos incarnato è la nascita di Cristo in una mangiatoia, accerchiato da familiari, seguaci e animali. Ma più colloquialmente, è la celebrazione dell’amore verso il prossimo. L’unico vero principio guida cristiano è quello dell’amore: ama il prossimo tuo come ami te stesso. E non è nulla di esoterico, o frutto di un arido buonismo preso dai peggior film natalizi di bassa lega che danno su canale 8. Il Natale è la celebrazione dell’amore e lo è per chiunque lo viva positivamente, atei e non.

Scartiamo i regali, ci ingozziamo, addobbiamo l’albero; sì sì ma cos’è quel che resta, quello che a distanza di anni ci fa ancora sorridere? La vicinanza dei familiari, magari. I momenti condivisi che, per carità, sono aiutati anche dall’atmosfera. I ricordi, il calore dato da alcuni momenti con qualcuno, dietro ad un regalo o ad un classico gioco da tavolo che crea divisioni e rappacificazione istantanee come il ramen. Le tradizioni, la nostra cultura, la nostra identità. Diamo un senso al nostro tempo, e al decorso ciclico delle stagioni, con una serie di gesti ricorsivi, e finiamo per attendere calorosamente quei momenti, magari sempre uguali ma che non stancano mai: davanti ad Una poltrona per due, con i soliti di sempre e i menù natalizi scolpiti nella proverbiale pietra. Quel che resta è l’amore verso il prossimo. Vedete? Niente di esoterico, niente buonismo, solo realtà e quotidianità.

E quando hai un amore spazialmente o temporalmente lontano, come è quello del povero Peter, basta un istante per riportarlo da te. Un legame porta sempre al presente. È nella sua natura, nel legare, il leghein unifica e questo non vale solo spazialmente come con i libri. Resta sempre con te, in modo unitario. Un esser presente o il ricevere un presente, come volete. Il Natale è quella commistione fra i legami e la presenza, ciò che hai davanti agli occhi: qualcosa che è (einai) davanti a te e ti si mostra (aletheia) come vero (sempre aletheia) e vicino, non più lontano. È solo nel presente che hai quell’incontro di eternità e di temporalità, ma per una dimostrazione di ordine metafisico vi rimando ad un prossimo articolo; è Natale, dopotutto.

Non c’è niente di più natalizio del riunirsi intorno ad un focolare per tenerlo vivo, tutti insieme. Anche se ciò implica ricordare qualcuno che non c’è più per permettergli di passar con noi un altro Natale.

Buon Natale a tutti e soprattutto a te, Tim. Ovunque tu sia, grazie.


Zeno

Laureato in filosofia, maestro d'ascia e immenso mentitore. Passa le sue giornate ad acquistare fumetti che forse un giorno leggerà e mai recensirà. Fra le altre cose è degno di sollevare mjolnir, ha un anello delle lanterne verdi nel cassetto ed è il cugino di Hegel.