Nonostante il suo successo sia andato lentamente scemando, Slender Man è rimasto uno dei personaggi più controversi dell’intero panorama horror videoludico, complice la visibilità ottenuta grazie ai creatori di contenuti su You Tube. A distanza di anni dal rilascio del videogioco, le case Mythology Entertainment e Madhouse Entertainment hanno deciso di attingere qualcosa da questo personaggio rimasto nel cuore di molti, così da spostarglielo sullo stomaco: si sono dilettati nella produzione di un film dedicato allo Slender-man.
La doverosa premessa da fare è che all’interno di questa recensione saranno presenti degli spoiler più o meno gravi relativi al film -se di spoiler si può parlare quando non è presente una trama-, necessari per poter spiegare al meglio perché questa pellicola rappresenti un mucchio di pattume improfumato con il titolo Slender man per poter attirare al cinema i ragazzini che hanno seguito il videogioco tramite lo Youtuber di turno.
Il prodotto parte con l’incipit più banale e riciclato di tutti: l’evocazione. Sento già qualcuno dal fondo della classe mormorare chiedendosi “L’evocazione?”, ma tranquilli, non abbiamo sbagliato film, stiamo ancora parlando di Slender man. Generalmente a partire con un rituale d’evocazione sono quelle opere aventi come creatura antagonista uno spirito, il quale viene evocato -il più delle volte- per richiamare un parente morto o porre delle domande con una tavola ouija. Ora, nonostante wikipedia insinui che il motivo del “””rituale””” per convocare lo Slender man sia quello di sfatare il mito della creatura stessa (ma perché poi?), questa spiegazione ci viene prepotentemente nascosta dagli sceneggiatori all’interno del film.
Il risultato è una scena in cui vediamo letteralmente le ragazze confrontarsi e documentarsi riguardo al mostro con dialoghi simili al seguente:
“Chi lo vede muore o impazzisce fino al suicidio”
“Impazzisce fino al suicidio?”
“Sì, o muore”
“Perfetto evochiamolo”
Proprio dopo queste parole ricche di saggezza, ecco partire la ricerca su google relativa a come evocare lo Slender Man. Siamo ormai lontani dai tempi di Yahoo Answer, ma il fidato motore di ricerca rende comunque come primo risultato la corretta soluzione, ovvero un link portante a un video (probabilmente di PewDiePie o FaviJ) tramite la visione del quale, o meglio, tramite la riproduzione del quale -visto che bisognerà tenere gli occhi chiusi- sarà possibile evocare la famigerata creatura.
Dopo questo evento avviene un vero e proprio salto temporale di una settimana, ma pare non essere stato ancora rivelato se per citazione a The Ring o se semplicemente per bucare la scenggiatura. Da questo momento in poi partirà la concatenazione di eventi che porteranno alla comparsa di Slender. Fin dal primissimo momento sullo schermo, la creatura ci apparirà come un enorme pupazzone in computer grafica, letteralmente ridicolo nelle inquadrature a campo largo e leggermente più curato solo nei primissimi piani.
Il problema principale è però la scarsa leggibilità delle riprese, questo perché è stato scelto di adottare una fotografia talmente scura per l’intera pellicola che una volta uscito dalla sala ho dovuto spendere trenta minuti per la riabilitazione delle facoltà visive, come i minatori che escono da una miniera. A causa di questo difetto, saranno presenti dei momenti in cui si sentirà la colonna innalzarsi su delle note di tensione, si vedranno le protagoniste scappare in preda alla disperazione e il tutto senza capire il perché dal momento che, a quanto pare, un uomo vestito di nero, su sfondo nero, con una fotografia scura, non funziona; aggiungiamo poi la scelta di inquadrare un’intera area anziché il dettaglio dove avviene l’azione. Del resto è chiaro che riprendere l’intera finestra larga 4m x 2m e poi far comparire mezza faccia dello Slender man nell’angolino in alto a sinistra per una frazione di secondo, ovviamente senza stringere l’inquadratura, è una scelta quanto meno discutibile.
Il tasto più dolente dell’intero film è che, come molti altri simili, si tratta di un horror che non fa paura. Non perché non ci sia del potenziale nella figura dello Slender man, bensì perché l’atmosfera verrà mantenuta costantemente tesa per l’intera durata della pellicola, andando così a far abituare lo spettatore a quella sensazione dopo 10 minuti e inibendo qualunque possibile reazione dovuta a un vero momento di spavento, il quale passerà in sordina al cospetto della tensione generale. Ogni singola scena che tenterà di spaventare lo spettatore lo farà tramite un jump scare totalmente casuale, che si rivelerà nell’80% delle situazioni totalmente inutile e fine a sé stesso, dato che non saranno nient’altro che bibliotecarie uscenti da porte a caso al momento sbagliato o simili.
Paradossalmente, l’unico a non presentarsi tramite jump scare è proprio lo Slender man, che sarà invece così cortese da chiamare via Skype la propria vittima e riprendere tutta la scena da quando arriva di fronte casa della stessa fino a davanti la porta della sua camera, il tutto rivelando delle capacità da regista superiori a quelle del direttore del film; questa rivelazione è anche il più grande plot twist regalato allo spettatore. Per quanto possa sembrare una barzelletta a coloro che non hanno visto la pellicola, preciso che questo modus operandi ridicolo appartiene seriamente allo Slender man.
Il finale del film, esattamente come il resto della trama, non esiste. Nessuno si salva, lo Slender man se ne va tranquillo e lascia seminato nella mente degli spettatori il terrore di un sequel. La scelta di non uccidere la creatura è probabilmente dovuta anche all’assenza di coraggio nel voler toccare un personaggio eblematico come questo.
Alla fine dei conti, Slender man è un film che mi ha fatto uscire dalla sala letteralmente con i brividi, anche se per i motivi sbagliati.
Cresciuto imbracciando ogni sera Gameboy e fumetti durante la visione di un film, ho iniziato a interessarmi ai format dell’intrattenimento fin da bambino, seppur maturando solo più avanti una visione critica. Ad oggi studio in un ambiente che spero mi consenta di confermarmi nel settore, cercando di arrivare a conoscere in maniera sempre più profonda ogni possibile opera; ovviamente sono anche in grado di sollevare il martello di Thor.