Come tutti sapranno, di recente si sono concluse le premiazioni degli Oscar 2018 e, in una maniera totalmente inaspettata, imprevedibile, insospettabile, inimmaginabile, incredibile, inattesa e oserei dire persino fortuita, il premio come miglior film è stato assegnato a “La Forma dell’Acqua“ di Guillermo Del Toro. I motivi di tale vincita sono chiaramente legati all’originalità della trama, alla sceneggiatura solida e alla cura nel dettaglio riguardo la creazione del mostrone acquatico, che non è assolutamente un restyiling del modello riciclato dal film di Hellboy.
Bando al sarcasmo, è innegabile che The Shape of Water sia un film valido sotto molti punti di vista: partendo dalla fotografia posizionata ai limiti della perfezione e arrivando a una sceneggiatura ben studiata e particolareggiata, passando per dei personaggi efficaci e ben scritti, l’ultima opera di Guillermo Del Toro è sicuramente una pellicola degna di approvazione; ma siamo davvero sicuri che tutto questo sia bastato per attribuire al lungometraggio la facoltà di ricevere un premio di quel calibro? Molto probabilmente sono entrati in gioco dei fattori presenti nel film e concepiti al solo scopo di vincere l’Oscar, ma procediamo con calma.
Pensadoci bene, quali potrebbero essere i personaggi più adatti per ricevere un grande consenso a una manifestazione di questo tipo? Molti potrebbero pensare che già la relazione impossibile tra una donna e il mostrone di Hellboy sia sufficiente come messaggio simbolico: l’amore è libero e non ha barriere di razza o di genere. Beh, del resto è vero, la cosa sarebbe tranquillamente bastata e l’insegnamento sarebbe stato chiaro e conciso; ma fa che poi i giudici non lo notano? A questo punto le opzioni rimaste al noto regista erano poche e, tra il presentarsi all’evento con un cartello con su scritto “Mangiare cadaveri è sbagliato” / “Viva le unioni civili” o inserire nella pellicola altri elementi eticamente in linea, Del Toro ha scelto sicuramente la seconda.
Ricapitolando, ciò che abbiamo nel film a fiancheggiare la relazione impossibile sono: una ragazza incapace di parlare, la sua collega di colore e il suo migliore amico omosessuale; sicuramente questi, insieme al mostrone, formerebbero il team di calcetto più politicamente corretto della storia. Tornando però al cinema, è necessario capire l’utilità di questi elementi ai fini del film: esatto, nessuno. Se da un lato la scelta di assegnare alla protagonista un handicap notevole come il mutismo può risultare sensato, in quanto si ritrova ad essere la chiave di volta attorno alla quale ruota l’intera relazione con Aquaman, la presenza della donna di colore e dell’uomo gay sono totalmente inutili. Queste due figure, infatti, potrebbero tranquillamente essere sostituite da una controparte bianca o eterosessuale e il risultato non cambierebbe affatto.Tutte le scene raffigurative, per esempio, della frustrazione provata dall’uomo nel non essere ricambiato sentimentalmente dal barista, non solo sono inutili ai fini della trama, ma avrebbero prodotto lo stesso effetto anche se la vicenda si fosse svolta tra un uomo e una donna. Ma allora qual’è il problema? Se la loro presenza è indifferente, perché la cosa dovrebbe intaccare l’opera? Il problema è che la forzatura di questi elementi all’interno del film privano l’intera pellicola di un carettere forte: la sensazione, una volta usciti dalla sala, è infatti quella di aver visto un prodotto piacevole, con tutti gli elementi ben sistemati al loro posto, ma privo di anima. Allo spettatore rimane ben poco.
Non c’è solo questo, il problema è anche il modo in cui è stato comunicato il film al grande pubblico: una storia d’amore impossibile ma che volge al lieto fine. Nonstante ciò, la linea narrativa più appassionante del lungometraggio non riguarda assolutamente la relazione tra la ragazza e il mostro di Loch Ness. A far presa sul pubblico, infatti, è più la vicenda relativa allo scienziato russo infiltrato tra le file americane, storia che dovrebbe essere un semplice contorno ma che arriva a risultare la parte più interessante della pellicola. Peccato solo che venga lasciata inconclusa in un finale scontato e che si preoccupa di chiudere solo la vicenda legata alla storia d’amore.
Nel complesso, in conclusione, si può dire che il film sia molto buono, sia dal punto di vista della sceneggiatura, sia della regia e specialmente della fotografia. La mancanza di carattere dell’opera è un vero dispiacere, in quanto va a minare un’esperienza che aveva effettivmanete il potenziale per rimanere impressa nella mente di molti.
Cresciuto imbracciando ogni sera Gameboy e fumetti durante la visione di un film, ho iniziato a interessarmi ai format dell’intrattenimento fin da bambino, seppur maturando solo più avanti una visione critica. Ad oggi studio in un ambiente che spero mi consenta di confermarmi nel settore, cercando di arrivare a conoscere in maniera sempre più profonda ogni possibile opera; ovviamente sono anche in grado di sollevare il martello di Thor.