“Ve l’ho mai detta la vera definizione di follia? Far uscire e riuscire lo stesso identico gioco, sperando che cambi qualcosa.”
Ovviamente questa risposta ha una duplice valenza: dal punto di vista dell’utente significa che il titolo sarà esattamente lo stesso giocato anni prima, dal lato dell’azienda può voler dire solo successo assicurato. L’ultima generazione videoludica è stata segnata da un gigantesco numero di prodotti rimasterizzati, questo perché le software house e i publisher hanno a cuore che le nuove generazioni conoscano le opere che hanno formato i loro predecessori.
Sì ah?
Si narra che entrando nel cuore della notte in bagno, posizionandosi davanti allo specchio e sollevando tre volte verso il cielo la remastered di Crash Bandicoot, sia possibile veder comparire un emissario di Activision atto a sfilarvi il portafoglio.
Rimasterizzare i titoli che hanno riscosso successo in passato è una gigantesca manovra commerciale per generare grandi introiti con costi irrisori. Avvicinando bene l’orecchio alla console, ogni tanto è ancora possibile sentire l’eco di quelle persone che, fino a un paio di anni fa, dicevano:
Ovviamente è normale che stiano uscendo solo remastered, è per aggiungere qualche gioco alla libreria mentre si aspetta che vengano sfornati i veri titoli di nuova generazione.
Avvicinando poi l’orecchio alla finestra è possibile sentire ancora la voce di quelle stesse persone, che stanno sta volta gemendo di dolore, perché qualcuno le sta lapidando con le copie restituite di No Man’s Sky. Ogni tanto qualcuno azzarda ancora una frase del genere, a volte persino elogiando le remastered e invitando a giocarci, ma la verità è che se fossi stato fan delle cose vecchie, piuttosto mi sarei dato al vintage.
Sia chiaro, spesso le remaster sono davvero delle ottime occasioni per far conoscere ai nuovi giocatori i titoli del passato, ma la verità è una soltanto: quale nuovo giocatore si fila le riedizioni di giochi vecchi? Esattamente, solo il figlio dello sviluppatore. Quando un titolo di 10 anni fa viene riproposto, ad acquistarlo sono specilamente coloro che hanno le radici così in profondità nella storia dei videogiochi che se avessero un figlio lo chiamerebbero Zelda, e al posto del battesimo lo farebbero brandizzare Nintendo.
La cosa più assurda, e lo dico per esperienza personale, è che tutti coloro che continuano ad acquistare remastered lo fanno con la consapevolezza che, e questo è poco ma sicuro, riprendere quello stesso gioco nella sua versione originale avrebbe scaturito molte più emozioni. Ed è così che, mentre ci domandiamo se fosse effettivamente necessaria una quarantesima riedizione di Shadow of the Colossus, rimpiangiamo un po’ quelle sensazioni di gloria provate al tempo, risultanti quasi sterili in queste nuove versioni riproposte oggi.
Le nostre abitudini videoludiche stanno sicuramente cambiando, ma forse è solo che i ricordi sono belli proprio perché sono tali. D’altronde ce lo hanno insegnato decadi intere di film sugli zombi: se riporti in vita un morto, questo sarà comunque privo di anima. Ora non voglio dire che nel cuore della notte un’orda di dischi della PlayStation 1 verrà a sfondarvi la porta di casa per aggredirvi, però non si sa mai; tranquilli, se non avete mai acquistato remastered siete in ogni caso al sicuro.
Ora però devo andare, la sera si avvicina e non ho ancora blindato gli ingressi.
Cresciuto imbracciando ogni sera Gameboy e fumetti durante la visione di un film, ho iniziato a interessarmi ai format dell’intrattenimento fin da bambino, seppur maturando solo più avanti una visione critica. Ad oggi studio in un ambiente che spero mi consenta di confermarmi nel settore, cercando di arrivare a conoscere in maniera sempre più profonda ogni possibile opera; ovviamente sono anche in grado di sollevare il martello di Thor.