Prima di leggere questo articolo avviso gli eventuali allupati attirati qui dalla copertina che questo manga non è un hentai, non è un ecchi o una qualsivoglia etichetta che i giapponesi utilizzano per attirare le attenzioni del pubblico maschile su un qualche prodotto d’intrattenimento.

MAIALI!

Seconda doverosa premessa ai lettori: se siete fra quelli che pensano che non abbia senso leggere un fumetto autobiografico potete interrompere la lettura e chiudere la pagina consapevoli che mi avete regalato comunque un click (del quale vi ringrazio).

Terza e ultima doverosa premessa ai lettori: se siete convinti che sia inutile per voi leggere La mia prima volta: my lesbian experience with loneliness perché non siete lesbiche e non siete giapponesi vi rispondo con le sagge parole di Publio Terenzio AfroHomo sum, humani nihil a me alienum puto”.

Grazie maestro!

Dunque che questo articolo abbia inizio. L’oggetto di questa analisi, come avrete intuito dal titolo, è La mia prima volta: my lesbian experience with loneliness di Kabi Nagata, edito in Italia da J-POP. Un manga singolare tanto nei contenuti quanto nella sua impostazione, non tanto per il suo essere autobiografico quanto per la sua struttura a Yonkoma, ovvero la configurazione a quattro vignette poste in verticale tipica dei manga umoristici, che l’autrice non manca di rompere per rendere determinati effetti. Il colore rosa, utile nello staccare i piani di profondità, ha una forte valenza comunicativa e lo stile di disegno utilizzato è quasi completamente privo di valenza erotica, trattandosi di una stilizzazione molto semplificata alla quale non mancano le sue lievi punte di grottesco.

L’autrice ha voluto, con grande coraggio e sincerità, parlare del percorso e degli ostacoli che ha dovuto superare nella ricerca di sé, nell’accettazione della sua omosessualità (che per quanto sia un elemento preponderante nella narrazione non è quello più importante) e soprattutto nella lotta con la se stessa che cercava ossessivamente l’approvazione dei genitori e le impediva di considerarsi un individuo indipendente.

Penso infatti che quest’ultimo sia il tema saliente di La mia prima volta: my lesbian experience with loneliness, il doversi rendere indipendenti e capaci di trovare il proprio “dolce nettare”, ovvero quel qualcosa nella vita della persona che riesce ad appagarla e a farla stare bene. Kabi Nagata afferma nelle pagine di questo manga che al liceo quel “dolce nettare” era l’essere circondata da amici che l’apprezzassero, mentre ora che sono passati dieci anni lo ha ritrovato nel poter disegnare storie che suscitino una qualche reazione nei suoi lettori.

È quanto mai interessante, nonché istruttivo, poter vedere nelle esperienze altrui (in questo caso quelle di Kabi Nagata) dei problemi che stiamo affrontando anche noi. Da questo punto di vista il manga presenta numerosi spunti di riflessione: la difficoltà nel seguire le proprie ambizioni, il bisogno irrinunciabile e quasi patologico di avere un posto al quale appartenere, o anche semplicemente le difficoltà relazionali con i propri genitori. È un manga intimo, per certi versi motivazionale. Una ventata di ottimismo non spicciolo che potrebbe giovare a molti giovani adulti, siano essi hikikomori giapponesi o studenti fuoricorso nostrani.


Halflie

Studente di fumetto con il vizio dell'università. Bugiardo occasionale e accanito scrittore e sceneggiatore di storie che non pubblicherà mai. Parla fluentemente italiano e inglese. Parla anche un po' di francese, ma soltanto per lanciare insulti a mezza bocca.