Spiegare il videogioco a chi non lo conosce è del tutto inutile: abbattere con poche parole un muro di pregiudizi generatosi nel corso di anni, è un’impresa smisurata ed irrealizzabile. Questo, però, non è vero.

Quando si parla di un prodotto complesso come questo, persino gli stessi fruitori si trovano davanti ad una sfida piuttosto ardua, la quale si traduce in una notevole difficoltà data dall’atto stesso del comunicare ciò che effettivamente è un’opera di questo tipo. La domanda che tutti, dunque, dovrebbero farsi, è: cos’è il videogioco? La risposta non è per niente scontata come potrebbe pensarsi, in quanto comporterebbe numerose diramazioni e spiegazioni, oscillanti tra un discorso squisitamente tecnico ed uno relativo al puro intrattenimento, ognuno dei quali non arriverebbe comunque a calzare perfettamente come definizione esaustiva.

Questo problema è dato dalla natura stessa di questo medium, che va comunque a posizionarsi come connubio ideale di quelle che sono tutte le forme di intrattenimento conosciute, dalla letteratura al cinema, passando per la musica; questo fa sì che ognuno possa cogliere da esso ciò che preferisce, valutando la propria esperienza per quello gli è stato trasmesso. Data dunque questa complessità nell’esplicare quel che il videogioco è, l’unico modo di comunicare questo media è proprio spiegare ciò che esso stesso ci ha comunicato a sua volta: semplicemente, emozioni.

Il videogioco è pura emozione. Questo fattore passa troppo spesso in sordina, in quanto, di solito, è celato agli occhi di chi non appartiene al nostro mondo, nascosto proprio da noi videogiocatori, unici testimoni di queste sensazioni vissute quotidianamente, nel terrore che possano essere incomprese o ritenute ingiustificate. L’impatto emotivo dato dal media è il primo elemento a meritare la giusta attenzione, con la consapevolezza del fatto che la commozione data dall’uscita di un nuovo capitolo del brand di turno a distanza di anni dal precedente, non è per nulla differente da quella suscitata nel cuore dei tifosi al ritorno in vetta alla classifica della propria squadra, magari, a distanza di anni dall’ultima volta.

Quest’emozione accomuna tutti coloro che sono legati ad un qualsiasi impiego da una forte passione e, forse, dovrebbe anche permettere un’empatizzazione tra gli amanti di diverse attività, che differiscono solo nel mezzo tramite il quale gli è permesso di arrivare ad una certa sensazione; questo si può evincere da numerosi elementi: dal fremito precedente all’arrivo di un certo prodotto sul mercato, o dalla rabbia generata dalla delusione per il fallimento di quello stesso prodotto, in quanto si tende ad essere molto critici verso ciò che si ama, proprio perché non si vuole più veder commettere certi errori.

È dunque giusto settorializzare il videogioco tra tutte le altre passioni, in quanto fonte certa di emozioni, che siano esse successive alla prova di un prodotto o antecedenti, generate dalla semplice eccitazione del veder finalmente arrivare un certo titolo sul mercato. È infatti indescrivibile quella sensazione data dall’avere tra le mani un qualcosa a cui si è estremamente legati, evento che ci riporta ogni volta alla mente le stesse sensazioni di quando, da piccoli, ci svegliavamo la mattina di Natale: è qui che scartavamo un gioco che inevitabilmente ci avrebbe introdotto in un mondo suggestivo, ricco di avventura, sfida, azione, competizione, interazione, contatto ed emozioni; tutto ciò che il videogioco rappresenta, tutto ciò che ancora oggi ci comunica, raccontandoci storie uniche ed ideali che ci tengono tutt’ora ancorati al pad con la stessa attenzione con cui ci saremmo approcciati anni fa, perché, se è vero che noi siamo cresciuti con i videogiochi, è vero anche che i videogiochi sono cresciuti con noi.

È dunque questo ciò che il media è e rappresenta, adattandosi sia ad un pubblico adulto che ad uno infantile, il quale, sfruttando al meglio questo mezzo, può anche trarre una vasta gamma di messaggi ed insegnamenti, quegli stessi che sono stati comunicati per anni anche dai cartoni animati in tv, e che possono trovare massima interazione in questa arte.


Devix

Cresciuto imbracciando ogni sera Gameboy e fumetti durante la visione di un film, ho iniziato a interessarmi ai format dell'intrattenimento fin da bambino, seppur maturando solo più avanti una visione critica. Ad oggi studio in un ambiente che spero mi consenta di confermarmi nel settore, cercando di arrivare a conoscere in maniera sempre più profonda ogni possibile opera; ovviamente sono anche in grado di sollevare il martello di Thor.