L’idea di base è interessante: a causa di un blackout che coinvolge tutto il mondo, la quasi totalità delle persone sulla terra dimentica l’esistenza dei Beatles! Qualsiasi traccia del loro passaggio sparisce sia dai motori di ricerca online che dai supporti di riproduzione fisica, come vinili e dischi, ma non dalla mente dell’aspirante cantautore Jack Malik (Himesh Patel). L’occasione è troppo ghiotta, per uno che ha suonato solo in piccolissimi festival di quartiere e nemmeno sul palco principale e il giovane Jack la coglie iniziando a suonare tutti i pezzi di cui ha memoria, supportato dalla sua strettissima amica e manager Ellie (Lily James). L’ascesa è inevitabile, tuttavia il nostro protagonista dovrà dividersi fra le conseguenze del successo e un rapporto romantico ma tormentato con Ellie. È proprio da queste premesse, evidentemente banali, che si origina una commedia che fa fatica a divertire per la prima parte e pretende troppo nella seconda. Ma andiamo con ordine.

Una commedia mal riuscita

La trama di Yesterday segue fin troppo pedissequamente tutti gli stilemi della commedia di questo tipo: un giovane talentuoso ma senza successo intraprende una strada che gli porta pubblico e carriera ma ciò che si lascia alle spalle è un possibile amore con la donna della sua vita; la storia di mille altri film. Certo, come già detto, l’idea di fondo è anche simpatica ma se poi le vicende si vanno a riallineare in questo canone senza mai uscire dal binario e senza originalità, l’impeto iniziale svanisce presto. Qualche gag brillante c’è e nel complesso il ritmo è abbastanza veloce, tale da non pesare per la prima metà della pellicola che rimane quindi non eccezionale ma solo piacevole. Per tutta la durata del film si assiste a dialoghi dinamici, perché dinamici vogliono essere i personaggi, ma che a causa della velocità del ritmo narrativo sembrano semplicemente vuoti e scritti anch’essi di fretta. Sicuramente si volevano costruire dei caratteri interessanti e affascinanti, in particolare quello di Ellie che deve essere fin da subito ben identificato e capace di far affezionare il pubblico. Questo è particolarmente evidente se si pensa alla scena alla stazione di Liverpool, nella quale il tentativo di amalgamare insieme la situazione romantica, quella comica e dialoghi dinamici sfocia in un pastrocchio non solo narrativo ma anche di direzione della fotografia con tagli non consequenziali e una qualità generale bassa. La seconda parte del film cerca di produrre un sistema di significati più alto e importante rispetto alla semplice commedia (che sarebbe stata preferibile) fallendo miseramente per almeno due motivi. Da una parte il riesumare personaggi storici in maniera banale e forzata per fornire una morale che, seppur sensata, non serviva contestualizzata in questo modo, porta lo spettatore ad un livello di straniamento spiacevole; dall’altra il risultato di alcune scelte, che portano a personaggi-macchietta e fin troppo comici per questo tipo di commedia, fa sembrare il tutto un film di Disney Channel, fra quelli più brutti. Il tutto è davvero strano se si pensa che la regia è affidata alla sapiente visione di Danny Boyle.

Ritmo e controsenso

Complice la colonna sonora composta quasi interamente da brani dei Beatles, il ritmo è abbastanza piacevole. Danny Boyle cura una regia non troppo personale, rapida il giusto nello gestire le transizioni di luogo e purtroppo altrettanto rapida nel trattare i momenti più intensi. Il problema è proprio che questi momenti, se narrativamente si sceglie di inserirli, devono poi essere trattati con il giusto peso e la giusta immagine. Non è possibile cambiare registro stilistico e contenutistico di volta in volta. Le commedie migliori sono quelle dove l’elemento profondo scaturisce direttamente dal significato degli eventi, degli sguardi e dei simboli e non dal cambiamento repentino di tematica, pena il fraintendimento del genere e di tutta la scena da parte del pubblico. Da un regista come Danny Boyle poi, ci si aspettava tutt’altro tipo di gestione di una così grande storia musicale. Lo showreel di tracce eccezionali non rende giustizia alla storia dei Beatles e, pur ammettendo che Yesterday non sia strettamente un film sulla band inglese, si rischia di considerare la questione un’aggravante. Che senso ha comporre un film con 10-15 brani dei Beatles, pregno della loro storia e messaggio, se in realtà il focus non è quello? A maggior ragione e al contrario, che senso ha generare un film su un artista di successo (con tanto di mega concerti e ovazioni) se tutto si basa su una menzogna, depotenziando l’effetto che si dovrebbe generare? È da queste scelte, di cui il regista si assume direzione e responsabilità, che scaturiscono le obiezioni più grandi.

Ed Sheeran’s personal propaganda

Senza fare spoiler avventati, che ho provato a schivare e a velare per tutto l’articolo, la presenza di Ed Sheeran si rivela la cartina tornasole per comprendere la produzione del film. Chi ha visto la pellicola potrà genuinamente riflettere su quanto in finale guadagni l’immagine del famoso cantate pel di carota rispetto alla dimensione generale del film. Non solo un cameo il suo, quindi, ma un vero e proprio “sforzo” attoriale (sforzo sia per la performance che per il risultato) che in qualche modo deve ripagare. Una provocazione la mia senza ombra di dubbio ma che, alla luce del risultato finale della pellicola, fa riflettere.

Il fascino di Lily James

Se c’è una cosa che invece funziona e funziona benissimo è la presenza scenica di Lily James. Mi azzardo a dire che personalmente è stata uno dei pochi motivi che mi ha fatto trovare non troppo pesante la visione del film. Non solo e non tanto per la sua bellezza genuina, ma anche e in particolare per la capacità magnetica di attirare l’attenzione su di sé con una recitazione estrosa e superiore di gran lunga a quella dei suoi colleghi. Parlando di performance, la sua è stata certamente la migliore. La naturalità con la quale ha ricreato emozioni e le ha generate nello spettatore ha permesso alla pellicola di non essere rigettata totalmente, almeno dal sottoscritto. Un peccato dover calcare la mano su tutto il resto, ma d’altra parte la negatività del film ha permesso a lei di risaltare ben oltre quello che sarebbe stato se la sua fosse stata considerata solo una buona performance da commedia adolescenziale. Tutto il film di fatto lo è, la sua interpretazione è superiore.

Incredibile inutilità

Mi accingo a terminare proprio sulle ultime parole del paragrafo precedente. Yesterday si rivela in definitiva una commedia adolescenziale peraltro mal riuscita. Il messaggio finale, positivo, si perde nel pasticcio generato dalla mescolanza di registri stilistici e “buone” intenzioni. Il film si rivela di un’incredibile inutilità.

Inutile perché oltre a riprodurre cliché già visti e mal gestiti, lo fa anche senza riuscire mai ad azzeccare una scena topica del genere. Non si ricorda nemmeno una scena memorabile perché ogni situazione degna di nota non riesce a essere né abbastanza profonda né abbastanza significativa a causa dell’ accelerazione di qualsiasi momento rarefacendone l’importanza.

Incredibile perché con l’idea di base e la colonna sonora dei Beatles è quasi impensabile riuscire a produrre una tale nullità cinematografica. Non c’è motivo per vedere questo film, né i Beatles né la commedia brillante che ci si aspettava. E questo ha dell’incredibile.

Yesterday

4.7

STORIA

4.0/10

REGIA

4.5/10

ATMOSFERA

3.0/10

FOTOGRAFIA

5.0/10

PERFORMANCE

7.0/10

Pros

  • La performance di Lily James
  • Idea base interessante

Cons

  • Ritmo altalenante
  • Dialoghi banali e mal sviluppati
  • Regia discutibile

Omega

Laureato in Filosofia, ricerca e difende la Verità anche in campo Estetico.