Inizio con questo articolo la mia personale rubrica Ritrattazioni, nella quale tratterò (o meglio ritratterò) di quelle serie a fumetti che hanno avuto un primo volume recensito negativamente da me in Primi Albi, ma che si sono risollevate con i volumi successivi. Sono felicissimo, in questo primo articolo della rubrica, di poter dire di essere stato poco lungimirante nella mia recensione del primo volume di Demon Slayer di Koyoharu Gotouge (che trovate qui). Qui sotto infatti provvederò (cercando di fare il minor numero di spoiler possibile) a illustrare i motivi per i quali questa serie merita una chance.

Innanzitutto devo notificare un netto miglioramento nella costruzione delle tavole, l’uso delle splashpage è molto più proficuo in questo secondo volume che le utilizza molto di più nella resa dinamica delle scene d’azione e, anche quando sono utilizzate per rappresentare situazioni più statiche, presentano una costruzione dell’immagine molto più efficace.

Anche il character design, di cui non mi ero lamentato sebbene lo avessi definito poco originale, sta iniziando a diventare più interessante, grazie anche al graduale miglioramento dei disegni (che in molte serializzazioni vedono un cambio di tratto significativo man mano che l’autore prende familiarità con i personaggi).

Nell’altro articolo avevo denunciato il fatto che venissero riassunti lunghi intervalli di tempo (cioè tutto l’addestramento di Tanjiro) in pochissime pagine. Tendo ancora a considerarlo un difetto perché la compressione eccessiva della narrazione mi ha reso difficile empatizzare fin da subito con il protagonista, ma dall’altro lo giustifico perché ho capito (leggendo il secondo volume) che non era l’obiettivo dell’autrice narrare quella parte di storia, ma anzi era tutto preparatorio a ciò che sarebbe successo dopo.

Solo grazie all’impalcatura costruita dal primo volume io sono riuscito ad emozionarmi davanti allo sguardo triste e compassionevole che il giovane Tanjiro mostra al demone moribondo che pochi secondi prima aveva tentato di ucciderlo. Sebbene io preferisca le narrazioni che iniziano in medias res e che, solo in un secondo momento, provvedono a raccontare il passato del protagonista mediante l’uso dei flashback, devo dire che la suddetta scena non avrebbe avuto lo stesso impatto su di me se prima non avessi letto l’inizio della storia di Tanjiro e di sua sorella Nezuko.

Per finire la ritrattazione vorrei fare un plauso all’autrice che, contravvenendo la struttura dello shōnen classico, ci ha immediatamente presentato l’antagonista che, sebbene appaia veramente pochissimo nel secondo volume, è stato capace di suscitare il mio interesse e la mia curiosità. La sua prima apparizione nel manga è stata capace di sollevare diversi interrogativi ai quali non vedo l’ora di trovare risposta nei prossimi volumi.


Halflie

Studente di fumetto con il vizio dell'università. Bugiardo occasionale e accanito scrittore e sceneggiatore di storie che non pubblicherà mai. Parla fluentemente italiano e inglese. Parla anche un po' di francese, ma soltanto per lanciare insulti a mezza bocca.